SU ”CUBA’S WAY” –
Credo che Cuba sia uno dei fari del mondo, uno degli ultimi che nonostante tutto, ancora resiste.
Una spina ribelle nel fianco del modello di società più spietato, capitalista e militarista che esista: quello americano.
Un faro di speranza per i rivoluzionari di tutto il mondo, un’alternativa possibile e concreta alla logica del profitto nella quale siamo immersi e alla quale veniamo educati quotidianamente.
Un esempio da seguire tramandato attraverso la sua storia intensa, attraverso le battaglie della la rivoluzione, attraverso le parole e gli insegnamenti di tutte quelle persone che hanno combattuto sulla sierra maestra come Ernesto, Fidel, Raùl, Celia e Camilo a cui ho deciso di rendere omaggio quando scelsi il mio nome d’arte, anni fa.
Un esempio che al giorno d’oggi si concretizza e si attualizza nuovamente ogni qualvolta che una brigata medica parte per una missione oltre i propri confini nazionali, con l’unico obiettivo di curare e diffondere la conoscenza scientifica contro uno dei mali più grandi che la nostra storia potesse conoscere: il COVID-19. In tal modo, ancora una volta, ci viene insegnato il reale peso specifico di due parole ormai dimenticate: ”solidarietà internazionale”, ed opponendosi a chi invece, vede in questa atroce pandemia, l’ennesima occasione di business monetario.
La mia ”Cuba’s Way” è tutto questo, è un piccolissimo ”echo” aggiunto alle parole del comandante Fidel, che contribuisce umilmente al tramandamento di una storia che è anche un’idea, rivoluzionaria per se stessa e per gli altri: ”..Para Cuba y Para el mundo”.
L’arte di Cienfuego: Uno sguardo al passato ed uno all’immediato, è una miscela di sonorità mediterranee e caraibiche, che ci fanno viaggiare dagli studi di registrazione di Kingston, in una Jamaica di fine anni sessanta, fino alle melodie tradizionali delle coste dei nostri mari e quindi, alla città natale dell’artista: Napoli.
Nel 2020, Cienfuego ha debuttato come artista solista, producendo il suo primo album “Dub Expedition”, pubblicato dalla “Bonnot Music Label”, in collaborazione con il pluripremiato produttore ed amico Walter “Bonnot” Buonanno e avendo la possibilità di lavorare insieme al cantante ”Grammy Nominated” Kumar Bent.
Nella sua ultima pubblicazione – a marzo 2021 – Cienfuego ha realizzato un progetto con ”la” leggenda vivente della Dub Music: Scientist. Il loro EP, “Scientist meets Cienfuego – Mary Jane inna Dub” è un concept album di tre tracce, in cui Scientist ha messo mano ed interpretato, nel suo studio di Los Angeles, la canzone ”Mary Jane”, la traccia originale di Cienfuego e Kumar, che è stata definita un capolavoro assoluto della Dub Music contemporanea.
L’INTERVISTA di Cienfuego a ….
D: Ciao Marco, benvenuto a Rasta Snob Magazine, è un grande piacere sentire il tuo primo lavoro “Dub Expedition”. Volevo sapere qualcosa in più di te, sei giovane (29 anni ndr) ma già con varie esperienze ed un percorso ben definito, sei un italiano in Europa con la Jamaica nel cuore?
Ciao Steve e grazie dell’invito, per me è un grande piacere essere vostro ospite qui a Rasta Snob Magazine. Per chi non mi conosce mi chiamo Marco, in arte Cienfuego, ho 28 anni, sono nato a Napoli ma cresciuto a Parma, città nella quale vivo attualmente.
Provo a descriverti la mia esperienza attraverso le parole che hai usato tu.
Sono Italiano in quanto la sorte e la geografia mi hanno collocato qui, ma a 22 anni mi sono trasferito a Brixton, Londra, per studiare ‘’Tecniche di registrazione’’ alla London School of Sound. Mentre lavoravo come barista nei Pub, ho iniziato a farmi spazio come ‘’selector’’ nei club e negli ambienti della scena Reggae/Dub ed è proprio in questo periodo che ho avuto la fantastica opportunità di stringere relazioni con artisti provenienti da ogni parte d’Europa e del mondo. Ho la Jamaica nel cuore da sempre, ma anche tanto apprezzamento per tutta l’America latina, per i forti legami legati alla musica, alla loro storia ed allo stile di vita.
D: Il tuo lavoro è molto interessante, una grossa mano te l’ha data sicuramente Bonnot con cui credo esista una sintonia particolare.La cosa che mi piace del tuo “viaggio musicale”, è il sound contaminato, una produzione che prende spunti dalla Jamaica, ma che trovo anche molto mitteleuropeo, un dub profondo, con chitarre quasi western, artisti vari, un mix di voci, atmosfere, raccontaci magari qualche aneddoto su come crei e sulle tue “spedizioni”…..
Sei un ascoltatore attento, riesci a cogliere sfumature e messaggi sonori per nulla scontati.
Credo che ogni artista, nel momento in cui crea un’opera, ponga al suo interno varie suggestioni della propria esperienza personale, che siano queste consce o inconsce.
La contaminazione di cui parli è proprio il risultato di questo processo, ispirato dall’ascolto delle infinite sonorità della vita, e non mi riferisco soltanto alla musica ma proprio ai suoni che ci circondano quotidianamente. Ogni suono infatti, può essere l’input per una nuova traccia, per una nuova “spedizione”. Essendo prima di tutto un batterista, quasi tutte le mie canzoni nascono da idee ritmiche: il groove e la parte percussiva delle tracce, infatti, sono sempre curate nei minimi dettagli, dagli elementi che richiedono più presenza fino ai più sottili e delicati. Bonnot in questa fase è stato fondamentale, abbiamo studiato e pensato insieme lo ‘’spazio’’ che andava concesso ad ogni strumento e mi ha aiutato soprattutto nella fase di mixaggio a capire quali elementi dovessero emergere rispetto ad altri.
Quando ti metti nelle sue mani sei in una botte di ferro, per me è un maestro, ci conosciamo da tanti anni ed abbiamo una grande sintonia nonostante le diverse attitudini, e credo che quando ci sia questo equilibrio ci sia una base di enorme rispetto e soprattutto di amicizia.
D: Marco qual è il tuo rapporto con la reggae music, chi sono i tuoi artisti preferiti, come vedi la “nostra” musica in questo 2020 estremamente sofferto causa virus…..chi sono i tuoi dub heroes?
Il mio rapporto con la reggae music è direttamente legato alla sua cultura ed alla sua tradizione, verso le quali mi pongo con estrema serietà e rispetto. Come dico sempre, per me, suonare reggae richiede una certa coscienza e ne deriva una certa responsabilità. Non sono religioso e di conseguenza non sono rastafariano, ma ho tanti punti in comune con la cultura Jamaicana . Credo nel rispetto tra le persone nelle loro diversità e nella lotta per la liberazione dalle diseguaglianze, credo nel rispetto della natura e nella battaglia costante contro il capitalismo di Babilonia. Oggi, come da sempre del resto, il reggae e i suoi messaggi più profondi sono l’antitesi della società del consumo e dell’apparenza, svuotata da ogni contenuto sociale e politico. Forse in questa crisi venutasi a creare a causa del virus, avremo tutti la possibilità di ragionare meglio riguardo al tipo di vita insano al quale siamo abituati e magari riavvicinarci a tematiche e culture che fino ad ora sono state trascurate troppo a lungo.
Quando mi chiedono quali sono i miei artisti preferiti, il mio pensiero va sempre in primis a Bob Marley: per me, come penso per altre milioni di persone, è stato lui il primo a farmi innamorare di questa musica. Il resto degli artisti che mi hanno accompagnato nel tempo e che mi hanno ispirato tanto ci sono sicuramente: Lee Scratch Perry, Max Romeo, Desmond Dekker, Toots and the Maytals, the Wailers e Eek a mouse, mentre della nuova scuola mi piacciono molto Alborosie, Nucleus Roots, Jah9, Hempress Sativa, Protoje e Dub Incorporation. Passando all’emisfero Dub, indiscutibili ed irremovibili ci sono King Tubby e Scientist in cima alla lista, ma devo dire che i selectors che mi hanno stregato e che mi hanno attirato definitivamente verso la Dub Music sono stati sicuramente Channel one, Aba Shanti e Jah Shaka.
D: Una curiosità, da dove arriva il tuo soprannome Cienfuego e poi siccome sei un “giramondo” da Napoli a Parma per poi andare a Londra (e mi sembra che non sia ancora finita..), che sensazioni e vibrazioni hai trovato tra il Sud e il Nord Italia e la Gran Bretagna….inna reggae music???
Il mio nome Cienfuego è un chiaro omaggio a Camilo Cienfuegos Gorriaràn detto anche ‘’l’eroe di Yaguajay***’’. Camilo è stato un protagonista fondamentale della rivoluzione Cubana contro l’imperialismo americano. La storia ci dice che fu di gran lunga uno dei più importanti personaggi della ‘’guerrilla’’ a Cuba, al quale anche Ernesto ‘’El Che’’ Guevara dedicò parole di ammirazione. Riguardo la reggae Music sparsa nei luoghi nei quali ho vissuto e che frequento, sicuramente Brixton è l’ambiente nel quale mi sono sentito più a casa. Girando per le strade del quartiere di Londra Sud senti tantissime persone parlare Patwa, la lingua Jamaicana, senti musica per strada ad ogni angolo e questa cosa rappresenta un punto di forza per la socialità e la comunità della zona. Questa caratteristica mi riporta direttamente a Napoli, mia città natìa alla quale sono fortemente legato ed anche lì, la vita quotidiana ha la musica come comune denominatore, la senti nei vicoli uscire dalle finestre, dai balconi, dai negozi e dagli strumenti degli artisti di strada. Questa cosa nel nord Italia è meno diffusa, si vede meno la socialità di strada, almeno a Parma dove vivo io, ma poi penso che spostandosi un po’ più in la, dallo stesso nord sono usciti artisti reggae come i Mellow Mood, Paolo Baldini, Africa Unite, giusto per citarne alcuni, che portano alto il nome del reggae italiano in Europa e nel mondo.
D: Tra i pezzi di “Dub Expedition”, sicuramente da citare oltre al bel riff di “Blinder gun”, il rub a dub di “South coast” (Aswad style…), la melodica di “Out of chains”, le tre prove vocali di Kumar, Awa Fall e Mistilla. Sono state scelte tue oppure lo zampino lo ha messo l’ottimo Bonnot?
La scrittura, gli arrangiamenti dei brani e la scelta degli elementi da utilizzare è stata tutta farina del mio sacco. Con ogni traccia ho voluto tendere la mano ad una sfumatura differente del reggae e di conseguenza anche l’utilizzo degli strumenti è stato molto studiato. Volevo a tutti costi sonorità western perché sono un grande fan di quell’immaginario e quindi i fiati, le chitarre e i gong delle campane.
La melodica invece è di Pier Paolo Troisi (Pi Rütz), con lui ci siamo conosciuti mentre registravo l’album ed è scattata subito la voglia di aggiungere le sue melodie nel progetto.
Bonnot ha certamente messo il suo zampino perché è stato colui che ha creato il sound complessivo, il marchio di fabbrica: ha dato il giusto spazio e ambiente alle tracce. Rimango sempre colpito dalla sua capacità di capire in pochi istanti di ascolto, come dovrà suonare la traccia finale, quali macchine utilizzare e che processo di registrazione applicare a seconda dell’idea che si vuole seguire.
D: Cienfuego e i progetti futuri…live, nuove idee, in che direzione andrà la tua musica, cosa ci possiamo aspettare da un artista in evoluzione costante, dove ti troveremo impegnato verso Primavera-Estate, caro Cienfuego???
In questo periodo, da quando abbiamo chiuso le registrazioni, è iniziato il processo di comunicazione verso l’esterno. Ho la fortuna di avere un team di persone eccezionali che mi sta dando un aiuto enorme per far si che questo album arrivi a più gente possibile, a partire dai grafici (Giacomo Mha e Dante Delli), al mio bassista e comunicator Nicolas De Francesco, fino alla crew dell’etichetta di Bonnot Music.
Per il futuro abbiamo già nuovi progetti in divenire e qualche collaborazione sulla quale sto già lavorando insieme a Bonnot ma ancora non vi posso svelare niente, vi posso invitare però a seguire le mie prossime uscite sui vari socials e sui canali digitali.
Il live è in preparazione da Febbraio e sarà disponibile a partire da Maggio 2020, anche se purtroppo in questo momento, a causa del virus, non abbiamo nessuna certezza riguardo le nuove date e soprattutto l’industria della musica e dello spettacolo sta affrontando uno dei periodi più duri di sempre. Spero che questa situazione finisca il prima possibile e di comunicarvi al più presto i luoghi in cui poter tornare ad incontrarci. Un abbraccio
*** La battaglia di Yaguajay, si estese fino al pomeriggio del 31 dicembre 1958 e rappresentò un colpo decisivo dell’Esercito ribelle per indebolire le forze di Fulgencio Batista. Le sue gesta in questa battaglia gli valsero il soprannome di «Eroe di Yaguajay»