SOLDI, CORRUZIONE E SCIENZA CONTRO CUBA

Fonte: https://m.prensa-latina.cu/

Traduzione: https://www.facebook.com/CaracasChiAma/

Propaganda contro Cuba

Come nascono i servizi e gli articoli che leggiamo su Cuba (e non solo).

Il giornalista cubano Rodolfo Romero ricorda ancora quel pomeriggio del 2014, quando, insieme ad altri blogger incontrò “qualcuno” su calle G, a L’Avana, che gli proponeva un progetto “per diffondere la verità su Cuba”.

L’idea veniva da Radio NederlandWereldomroep (RNW) in lingua spagnola e a prima vista sembrava una buona cosa che un’emittente internazionale volesse dare spazio ai giovani giornalisti cubani per raccontare la vita quotidiana del loro Paese, così distorta dal monopolio informativo internazionale.

Tuttavia, tale buona volontà apparse subito strana e Romero, come altri partecipanti all’incontro, rifiutarono la proposta; alcuni senza sapere ancora che RNW aveva scopi ben chiari: una programmazione finalizzata solo a mettere in dubbio il governo cubano e il rispetto dei diritti umani sull’isola.

Il reclutamento dei giornalisti cubani è uno dei metodi utilizzati per attaccare il Paese, spiega a Prensa Latina Ricardo Ronquillo, presidente dell’Unione dei Giornalisti Cubani (UPEC).

Questo fa parte delle azioni che, sin dal trionfo della Rivoluzione cubana, hanno utilizzato i media come spazi di sovversione politica, promossi fondamentalmente dagli Stati Uniti, sebbene camuffati sotto altre facciate.

La dottoressa in scienze della comunicazione Rosa Miriam Elizalde ricorda che “da più di 60 anni la guerra mediatica è sempre stata importante nell’attacco contro il governo cubano, utilizzandola per promuovere il cambio di governo”.

“Questi programmi”, sottolinea, “hanno avuto un disegno politico molto più strutturato con le amministrazioni Clinton, George W. Bush e Obama, centrate sui media e sulla scena digitale.

Trump ha poi persino creato una task force su internet con due missioni: la creazione di contenuti attraenti e ingannevoli per il pubblico cubano e formare persone per realizzare una propaganda comunicativa per produrre un cambio di governo a Cuba”.

DUE MODALITÀ DI ATTACCO CON LO STESSO SCOPO

Nell’attuale panorama di questa guerra non convenzionale, spiccano due diverse strutture che hanno lo stesso fine: distruggere la Rivoluzione Cubana.

Una viene dal governo di Barack Obama e si è concentrata sullo sviluppo di media di informazione digitali con un aspetto più professionale; l’altra, promossa da Trump, per lo più legata alla strategia della cosiddetta “destra alternativa”.

Si tratta una enormità di media, siamo arrivati ​​a contarne più di 150, quasi tutti digitali e contenenti la parola “Cuba” per farli uscire in anticipo sui motori di ricerca degli internauti.

In questi media non conta la professionalità, ma prevale il discorso fortemente ideologico, abbinato al gossip, al sensazionalismo e in generale generatore di grandi flussi di fake news.

Questi spazi sono costruiti per l’intossicazione da informazioni e per creare uno stato emotivo negativo permanente sulla Rivoluzione Cubana parlando solo di ciò che va male, ingigantendo i fatti oppure inventandoli.

Sono piattaforme con prove esplicite di ricevere soldi da fondazioni statunitensi.

Il rapporto ufficiale della statunitense Fondazione Nazionale per la Democrazia (NED) sui fondi assegnati ai programmi contro il governo cubano nel 2020, rivela che la cifra spesa per finanziare 42 progetti legati al lavoro di disinformazione dei media e dei giornalisti è stato di oltre 2 milioni e 400 mila dollari.

Tra le azioni che questo denaro sostiene c’è la creazione di riviste, premi, borse di studio, pubblicazioni digitali e prodotti multimediali, compresi quelli progettati per la distribuzione tramite whatsapp.

Secondo il vicepresidente dell’UPEC, Cuba sta vivendo un’epoca con una grande diversificazione di pubblico quindi, ciò che viene fatto per destabilizzare è concentrarsi da un lato sul settore professionale e sugli studenti universitari, dall’altro sul pubblico che ha interessi diversi, più semplici.

La notizia è la stessa, ma la confezionano in modo diverso a seconda del pubblico che devono raggiungere.

Uno degli scopi fondamentali portato avanti è la delegittimazione del sistema di stampa pubblico di Cuba, che si cerca di presentare come falso, cercando di far passare l’idea che l’alternativa è un modello di stampa privata, rappresentata ed esaltata come “indipendente” da qualsiasi corrente politica, nonostante alcuni di loro riconoscano di essere finanziati da agenzie statunitensi.

La lapidazione sui media e sui social è un altro modo di agire, afferma il presidente dell’UPEC, è un meccanismo utilizzato contro giornalisti cubani di grande autorità pubblica, con posizioni a favore del processo rivoluzionario; le calunnie sono indirizzate contro quei giornalisti che hanno cercato di catturare e, non essendoci riusciti, li screditano utilizzando la “macchina del fango”.

In altri casi, giornalisti stimati, si sono visti recapitare l’invito per ritirare premi per concorsi a cui non avevano mai partecipato.

Indagando su chi fossero gli organizzatori di quei concorsi, si evidenziava come si trattasse di fondazioni legate a doppio filo ai finanziamenti USA.

SOLDI, CORRUZIONE E SCIENZA CONTRO CUBA

“Nessun governo degno di questo nome accetterebbe programmi espressamente progettati per rovesciarlo”, ha dichiarato Fulton Armstrong, coordinatore negli USA dell’Intelligence Nazionale per l’America Latina nel 2016.

In un’intervista per il sito web di Cubadebate, l’analista ha affermato che “tutte queste operazioni contro Cuba, sia quelle svolte clandestinamente (utilizzando metodi nascosti), sia quelle segrete (occultando gli obiettivi e la politica di finanziamento), sarebbero illegali negli Stati Uniti.

Il Dipartimento di Stato e l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale (USAID) hanno costantemente rifiutato di spiegare le operazioni svolte ed hanno rifiutato le richieste di informazioni, comprese quelle del Congresso USA”.

Cuba deve difendersi da grandi laboratori mediatici, c’è molta scienza che genera tutte queste azioni di guerra blanda, sottolinea Rosa Miriam Elizalde.

“Ci sono gruppi multidisciplinari che lavorano incessantemente per andare a sapere esattamente cosa succede in ogni angolo di questo paese e poi manipolarlo”, un processo di destabilizzazione che altre nazioni hanno già sperimentato.

Di fronte a tutte queste impalcature propagandistiche per lo smantellamento del socialismo, sottolinea Ricardo Ronquillo, abbiamo il dovere di avanzare verso la costruzione di un nuovo modello di stampa pubblica, come richiesto dal popolo e dal nostro sistema sociale che abbiamo scelto.

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