Covid-19. Vaccinazione di massa – entro agosto il 70% dei cubani – con Abdala e Soberana2. Code ai consultori. Unico Paese al mondo che immunizza l’intera popolazione con un siero autoctono.

di Roberto Livi – L’AVANA

Fonte: https://ilmanifesto.it/

SOBERANA 02

Si gioca nelle prossime settimane il futuro di Cuba. E si gioca nei consultori famigliari di quartiere dove da sei giorni è iniziato all’Avana «l’intervento di salute pubblica» per la gran parte dei cittadini. Ovvero una vaccinazione di massa (che coinvolgerà 1,7 milioni sui 2,1 milioni di abitanti della capitale), anche se i due sieri impiegati, Soberana2 e Abdala, pur avendo completato la fase 3 di sperimentazione, non hanno ancora ricevuto la «patente»el pincazo di vaccino da parte dell’organismo di controllo nazionale. Entrambi i candidati vaccini , in base alla sperimentazione, sono stati giudicati sicuri e con buona risposta immunologica contro il Covid-19.

LA SCOMMESSA è enorme: raggiungere nell’isola l’immunità di gregge (70% della popolazione) entro agosto e con sieri prodotti a Cuba, che nel frattempo avranno l’autorizzazione per «l’impiego in situazione di emergenza». Entro la fine dell’anno, poi, è previsto che sia immunizzata la totalità dei cubani atti a ricevere il vaccino.

Come ha dichiarato Eduardo Martínez Díaz, presidente del grupo BioCuba Farma (che produce Abdala): «Cuba probabilmente sarà il primo paese a immunizzare tutta la sua popolazione con un proprio vaccino». Non vi è alcun altro paese al mondo che si è lanciato in una impresa di queste dimensioni e che ha la possibilità – e l’orgoglio- di raggiungere l’obiettivo. Per questa ragione il governo cubano ha rinunciato a ricorrere al programma Covax dell’Onu.

Tutte le energie e le scarse finanze sono concentrate nello sviluppo dei cinque candidati vaccini, Soberana 2 (prodotta dall’Istituto Finlay) e Abdala, che iniziano ad essere operativi, e Soberana plus il cui uso è previsto per chi è già guarito dal coronavirus. Continua la sperimentazione di Soberana 1 e Mambisa, quest’ultimo uno spray nasale (mentre con la Cina è iniziata la sperimentazione di un altro candidato vaccino atto a affrontare le mutazioni del coronavirus in corso).

Una tale scelta è motivata sia dalla scommessa di contrapporre a Big-Pharma la biotecnologia made in Cuba – una sorta di visione utopica iniziata da Fidel Castro alla fine del secolo scorso, quando, dopo l’implosione dell’Unione sovietica e il crollo del socialismo reale in Europa molti commentatori davano per morto il socialismo cubano. Sia perché il paese ha le casse vuote (secondo dati ufficiosi le riserve sarebbero attorno agli 800 milioni di dollari) a causa della perversa congiuntura di una dura crisi economica, della pandemia da Covid-19 e dello strangolamento finanziario, commerciale ed economico attuato da Donald Trump e mantenuto dal presidente Joe Biden.

NEMMENO sognarsi di comprare vaccini. Anzi Cuba ha bisogno di una grande mobilizzazione degli “amici” per ottenere i 40 milioni di siringhe necessarie per la vaccinazione di massa ( già raggiunti aiuti internazionali per 30 milioni di siringhe. Chi vuole, può partecipare alla campagna «Siringhe per Cuba», lanciata da MediCuba Europa, sezione italiana).

SE LA CAMPAGNA di vaccinazione avrà successo, sarà uno schiaffo in faccia a Biden (e alleati) e alla sua colpevole politica di lasciare che Cuba si lessi nel brodo della gravissima crisi economica per favorire un cambio di governo (stessi obiettivi di Trump). Non solo, i vaccini cubani (ma anche altri prodotti biotecnologici) avranno un grande mercato potenziale (si pensi al grido di allarme dell’Oms, lanciato dal direttore generale Tedros Adhanom Ghebreyesus, sul deficit di vaccini per i paesi sottosviluppati). E potranno rappresentare, per la loro versatilità e costo, un’alternativa alla «política internazionale» dei vaccini lanciata lunedì dal presidente Biden.

Che si giochi il futuro prossimo di Cuba lo hanno ben chiaro tutti gli oppositori esterni – finanziati o meno dalle varie agenzie, soprattutto la Cia, degli Stati uniti- e che in rete da giorni hanno iniziato un fuoco di sbarramento contro l’uso massiccio di sieri non ancora abilitati e «che non hanno fornito alcuna documentazione internazionale».

ANCHE IN QUESTO caso la stragrande maggioranza della popolazione non sembra tener in alcun conto tali attacchi. L’adesione al piano di intervento di salute pubblica è massiccia. I consultori famigliari e i policlinici dei quartieri dell’Avana che hanno inziato a iniettare i due sieri sono sempre affollati. Si fa la coda per «el pinchazo» (l’iniezione), con trepidazione specialmente per gli anziani perché per ricevere il siero bisogna prima fare un colloquio con il medico – che indaga su possibili fattori inibenti, come il diabete o l’uso di antibiotici- e provare la pressione del sangue.

IN UN PAESE CHE per il clima, alimentazione e situazione ansiogena di crisi e i casi di ipertensione sono frequenti, ottenere il siero è una soddisfazione, come può dimostrare chi scrive in coda per due giorni per ricevere l’iniezione di Abdala. Si esce dal consultorio mostrando la «tarjeta de intervención» – una sorta di certificato di aver ricevuto il siero Abdala o Soberana 2 – come un trofeo. Come detto lo sforzo organizzativo è gigantesco, basti pensare alle difficoltà in corso in Italia, paese che dispone di ben altri mezzi, ma che dipende da Big-Pharma.

I due candidati vaccini richiedono una refrigerazione bassa – un comune frigo – ma in un paese tropicale e lungo come l’Italia i problemi di distribuzione e organizzazione nelle migliaia di consultori sono davvero grandi. Nel mio quartiere, Cojimar, il frigo nel policlínico che raccoglie i sieri Abdala distribuiti giornalmente nei consultori è stato donato da Javier Sotomayor, il leggendario saltatore in alto che tuttora detiene il record (2,45 metri, 1993) della specialità.

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