Fonte: Rete Solidarietà Rivoluzione Bolivariana
“Dobbiamo essere vigili per difendere la democrazia che si esprime in ciascuno dei voti, sia dentro che fuori dal nostro amato Perù. Non possiamo dormire. Possa questa storica veglia permettere la rinascita di un nuovo Paese. #ADefenderElVoto“
Questo il messaggio di 2 ore fa del candidato socialista peruviano Pedro Castillo, in vantaggio di 98.132 voti col 96,42% dei seggi scrutinati.
Il richiamo del maestro della sierra andina non è casuale, numerosi video mostrano diverse irregolarità ai seggi come schede già votate per la Fujimori o persone recatesi al seggio che hanno trovato qualcuno che aveva votato per loro.
Ma il fatto principale e mai avvenuto prima che impedisce ancora di proclamare Castillo presidente (in vantaggio in patria per 125.000 voti), è il ritardo del flusso dei voti dall’estero che potrebbero ribaltare il verdetto finale.
A 48 ore dalla votazione in Europa e a 24 ore da quella nelle americhe i dati arrivano col contagocce.
I 3 paesi che concentrano oltre il 60% del voto dei peruviani all’estero praticamente non hanno ancora trasmesso i dati dei voti, gli Stati Uniti hanno inviato il 16%, la Spagna il 4%, l’Italia lo 0%.
Il totale dei voti inviati dall’estero da tutto il mondo è finora solo del 31%.
È naturale quindi che Pedro Castillo inviti alla vigilanza su ogni singolo voto, memore di ciò che passò in altri paesi latinoamericani nel recente passato, primo tra tutti l’Honduras, dove il candidato delle sinistre Nasralla era in vantaggio fino ad un black-out dei sistemi informatici, dopo il quale il risultato apparì capovolto con la vittoria del candidato filostatunitense Hernández.