La prima volta che ho sentito Contessa è stata nel luglio del 1968 a Bologna davanti alla Camiceria Pancaldi, fabbrica tessile occupata contro i licenziamenti.
Era sera e noi studenti stavamo attorno allo stabilimento, quando alle sue finestre improvvisamente si affacciarono le operaie in sciopero, che cominciarono a cantare : “Compagni dai campi e dalle officine..
Era la rete delle compagne e dei compagni che diffondeva a voce canti come Contessa, che così divenne la colonna del sessantotto e di tante lotte fino ai giorni nostri. Nei quali, di fronte al dilagare dello sfruttamento e dell’ingiustizia sociale, di fronte alla dittatura del mercato e dell’impresa, ha riaffermato tutta la sua potente attualità.
Ho conosciuto Paolo Pietrangeli molti anni dopo l’insorgere di Contessa, quando era militante di Rifondazione Comunista, ma in realtà era con me, come con tante e tanti di noi, da quel canto alla Camiceria Pancaldi. E sono sicuro che Paolo sarà sempre al fianco di chi lotta, anche ora che ci ha lasciato, perché la sua canzone è un capolavoro della musica e della libertà. Un’opera di cui sentiremo la parole e le note ad ogni ribellione di fronte all’ingiustizia, assieme a chiunque condivida l’indignazione verso quelli che : ..Che roba contessa all’industria di Aldo..
Perché Contessa non è un canto del passato, ma del presente e del futuro.
Addio al musicista, al comunista, al compagno Paolo Pietrangeli.
Di Giorgio Cremaschi