Sta funzionando bene l’accordo che prevede l’inserimento di 500 medici cubani per sostenere la malconcia sanità calabrese. Per ora ne sono arrivati 51, regolarmente assunti a tempo determinato dalla Regione per sopperire alle carenze di personale sanitario. A breve ne arriveranno altri quaranta: venti destinati all’ospedale di Crotone, altrettanti per quello di Vibo Valentia. Buona parte delle specializzazioni richieste afferiscono all’area dell’emergenza urgenza, dove la Calabria ha un disperato bisogno di dottori.
In servizio dunque ci sono già trentotto uomini e tredici donne arruolati dal governatore della Calabria, Roberto Occhiuto, di Forza Italia, grazie alla firma del protocollo tra Regione e Governo Cubano, che ha consentito di sfruttare le opportunità offerte da un accordo di cooperazione tra il Governo cubano e la Commissione Europea stipulato già nel 2017. Un quadro normativo solido, che alcuni politici hanno tentato di sporcare con l’aiuto di media proni a una lettura polemica dell’accordo, come se i dottori arrivati dai Caraibi fossero una specie di schiavi, sfruttati dal proprio governo. Niente di più falso, come è stato spiegato oggi all’Università La Sapienza in un seminario inserito nel corso di laurea in Scienze del Turismo per iniziativa del prof. Luciano Vasapollo, decano di economia del più antico e presitigioso ateneo della Capitale, e da anni consulente del governo cubano.
“E’ una vergogna – ha sottolineato Vasapollo introducendo i lavori nell’Aula 201 del Centro Universitario Marco Polo, a San Lorenzo – che si sia tentato di calunniare questa presenza per non ammettere la validità dell’aiuto di questi generosi sanitari che arrivando in Calabria hanno testimoniato la scelta annunciata da Fidel Castro con lo slogan ‘Medici non bombe!’, una scelta che appare oggi ancora più significativa considerando l’invio di armi a un paese belligerante deliberato dal nostro governo. La sanità calabrese è allo stremo non a causa di un destino inesorabile ma per i compromessi di una politica che è stata sempre troppo attenta agli interessi economici dei potentati locali, per non dire peggio, ignorando le esigenze di salute della popolazione da sempre indirizzata a curarsi in centri privati o in altre regioni. Si vuole invertire questa tendenza con l’aiuto della Brigata Medica Cubana, espressione dell’amicizia di Cuba verso il popolo italiano e di una Medicina d’avanguardia come dimostrano gli indicatori di salute, a partire da quello sulla mortalità infantile che sull’Isola è tra le più basse del mondo a dispetto di redditi procapite modesti. E come dimostra la risposta data al Covid con vaccini che l’OMS ha valutato tra i migliori e con meno controindicazioni, gli unici adatti anche ai neonati”.
Secondo Vasapollo, “i medici cubani che generosamente lasciano le proprie famiglie per aiutare le nostre sono la risposta migliore ai comportamenti iniqui condivisi anche dal nostro paese verso Cuba: la permanenza delle criminali sanzioni economiche e l’inserimento di Cuba nella lista dei paesi canaglia rappresentano delle macchie sulla coscienza dell’Occidente”.
“I medici sono arrivati in Calabria per dare sostegno alla sanità e sono principalmente nove le specializzazioni dei dottori che opereranno per le emergenze”, ha spiegato agli studenti il capo delegazione Luiz Enrique Perez Ulloa, 54 anni, ematologo. “Dopo il corso di lingua italiana sono stati dislocati nelle quattro Asp predisposte dalla Regione. Al termine di questo primo periodo di “assestamento” arriveranno altri medici con mirate specializzazioni per adempiere alle altre emergenze della Regione. Completato il corso per imparare la lingua e gli usi calabresi, i nuovi medici entreranno anche loro nelle corsie dei nosocomi per toccare con mano le esigenze della sanità ovviamente in stretta collaborazione con il personale sanitario. Più della metà di questi medici ha già avuto esperienza all’estero e nello specifico in missione in Africa e in America anche durante la pandemia”.
Un aspetto importante emerso dal seminario – al quale sono intervenuti anche il presidente del corso di laurea in Scienze del Turismo della Sapienza, prof. Marco Rmazzotti, e l’ambasciatrice cubana in Italia, Mirta Granda Averhoff – riguarda proprio i rapporti tra le università cubane e italiane, a cominciare dalla Sapienza che aveva già ospitato – sempre per iniziativa di Vasapollo – anche seminari con i medici cubani venuti in Italia per lottare contro il Covid in Lombardia e Piemonte. E da Unical che eroga corsi consentendo al personale medico cubano di apprendere la lingua italiana per raggiungere obiettivi di tipo professionale (come ad esempio: interagire con i propri colleghi, socializzare con i pazienti e capire le loro esigenze, partecipare a riunioni professionali, comprendere testi di carattere medico-specialistico) e facilitare le relazioni interpersonali nell’ambito della comunità professionale e all’interno del contesto territoriale. Terminati i corsi, i professionisti saranno assegnati dalla Regione, secondo le diverse esigenze e specializzazioni, nelle aziende sanitarie e ospedaliere calabresi.
La relazione tra Unical e Cuba è consolidata attraverso una stretta relazione con l’Università di Santiago de Cuba, attraverso la quale nel 2017 sono stati immatricolati nel campus italiano i primi 6 studenti cubani. Negli anni, il numero di iscritti è aumentato notevolmente e, attualmente, conta un totale di 240 studenti provenienti dall’isola caraibica che si sono contraddistinti per l’elevato profitto negli studi.
Aurelio Tarquini
Fonte: https://www.farodiroma.it/