Le persone anche stavolta hanno risposto presente, la politica no. La Marcia della pace PerugiAssisi è arrivata al 62esimo anniversario in ottima salute: la creatura di Aldo Capitini, fondata nel 1961, cammina sulle sue gambe e riesce ogni anno a mobilitare un popolo numeroso, sorridente e profondamente motivato: senza scarpe buone e una convinzione autentica, quei 24 chilometri di saliscendi – dai Giardini del Frontone di Perugia fino alla Basilica di San Francesco di Assisi – non si riuscirebbero a colmare. E invece il colpo d’occhio è buono e i manifestanti sono circa 10 mila, secondo le stime degli organizzatori. I parlamentari, invece, sono meno di una manciata. I segretari di partito? Uno: Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana, insieme alla moglie e deputata Elisabetta Piccolotti. Lui partecipa ogni anno, stavolta quasi gli viene da ridere: “Mi colpisce un po’ che i miei colleghi mi abbiano lasciato solo”.
Le persone comuni arrivate fin qui, all’assenza dei partiti fanno poco caso. Gianluca Paganelli e Chiara Barbieri sono due giovani genitori venuti da Vignola, in provincia di Modena. Si arrampicano sull’ultimo miglio di salita insieme ai tre figli: lui spinge il passeggino, lei segue a distanza i più grandicelli e trascina un monopattino. “Forse è meglio restare ‘soli’ – dice Gianluca, bandana arcobaleno e occhi celesti –: i politici, quando vengono, spesso lo fanno per strumentalizzare. Il nostro messaggio in questa marcia è semplice, senza tante congetture: la pace è un valore assoluto. Significa assenza di guerra; vuol dire che si prova a risolvere i problemi in un altro modo. Sarà un’idea utopica, ma un po’ di utopia non fa male”.
Alla piazza dove si chiude la manifestazione molti arrivano in bicicletta, indossano il logo dell’associazione “Paciclica”. Guido Cosso ha 80 anni, è alla sua settima marcia della pace e arriva in bici addirittura da Verona: ha percorso in una settimana 530 chilometri, molti dei quali sotto al diluvio. “La bellezza di questa manifestazione – dice – è che tra di noi basta guardarsi negli occhi per capire quello che condividiamo: ci si riconosce dagli sguardi. Non siamo qui solo per l’Ucraina, ma per tutti i paesi in conflitto. La nostra fatica serve a dire che contiamo. I politici? Mi sarei sorpreso di più se ci fossero stati”. Raffaele ha 45 anni, arriva da Bari, ha accompagnato la figlia in gita scolastica: “Lo faccio per lei. Non credo proprio che la politica ci ascolti. Ma almeno resta il messaggio, da genitori, che diamo ai nostri bambini”.
Per una volta i ragazzi sono tanti, tantissimi. Questa PerugiAssisi arriva alla fine di un progetto avviato un anno fa dalla Tavola della Pace di Flavio Lotti – l’organizzatore della marcia – per “insegnare” il messaggio pacifista nelle scuole. “Il mondo ha bisogno di giovani artigiani, costruttori di pace”, è il mantra di Lotti. E i frutti sono ben visibili nel serpentone arcobaleno che attraversa la piana umbra: ci sono giovani e giovanissimi studenti di scuole di ogni grado; sono stati coinvolti 119 istituti in tutte le regioni d’Italia (manca solo la Valle d’Aosta). E sono proprio i ragazzi ad aprire il corteo dietro lo striscione “Trasformiamo il futuro”. Lotti ne è orgoglioso: “Siamo abituati a manifestazioni dove si vedono quasi solo capelli grigi, credo sia un segnale importante e incoraggiante”. Sulla latitanza dei politici, fa spallucce: “Io davvero non capisco… ma non voglio fare polemica, è una giornata di festa”.
Per altri invece è un’occasione mancata: non c’è Elly Schlein e non si vede il suo nuovo Pd, che sulle armi e la guerra è così simile al vecchio. Inspiegabile l’assenza di Giuseppe Conte o almeno di un volto noto dei Cinque Stelle – l’unica in marcia è la deputata umbra Emma Pavanelli – che pure sul pacifismo dovrebbero aver investito un bel pezzo di credibilità. Ancora una volta, questo popolo in cammino dovrà fare da sé.
Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it