Sono trascorsi più di 200 giorni dall’inizio del genocidio a Gaza e nei territori limitrofi. Siamo sempre più arrabbiat*, più frustrat* per l’inattivismo dei nostri governi, tra cui quello Meloni, che portano avanti scelte a sostegno della politica sionista di israele, ignorando, strumentalizzando e sopprimendo violentemente qualsiasi forma di dissenso. E così, come il 24 sera abbiamo portato in piazza (in maniera non violenta) la responsabilità dei nostri governi in questa occupazione e in questo progetto di pulizia etnica che dura da 75 anni, così il primo maggio, durante la Festa dei Lavoratori, porteremo la voce dei palestinesi che vivono senza possibilità di lavorare dignitosamente a causa della storia delle scelte delle potenze occidentali e, più direttamente, di israele.
Il primo maggio, ancora, dopo 6 mesi di mobilitazioni internazionali, insieme alla voce di student* e civil* di tutto il mondo che stanno subendo repressioni violente solo perché lottano per l’autodeterminazione dei popoli e per i più fondamentali diritti umani, scenderemo in piazza con uno spezzone a supporto della Resistenza palestinese e non solo, per il nostro diritto di parola!
La situazione a Gaza sta causando una devastante e catastrofica perdita di vite umane e ha ridotto la popolazione palestinese alla fame. Nonostante oramai tutto il mondo veda le incoerenze e le ipocrisie di quei governi che parlano di antifascismo ma che reprimono qualsiasi forma di dissenso additandolo come violento, nonostante israele bombardi i centri di raccolta di beni di prima necessità, nonostante la crescente possibilità che la ICC emetta un mandato di cattura contro Netanyahu e nonostante si manifesti sempre più la politica “schizofrenica” (citando alcune testate giornalistiche di informazione INDIPENDENTE) degli Stati Uniti, le forze dell’IDF israeliano si stanno disponendo ai confini di Rafah, per quella che viene definita la “soluzione finale” dello stato di apartheid.
Ma, se vogliamo spiegare cosa c’entra la Festa dei Lavoratori con il supporto alla Resistenza palestinse allora possiamo dire che da più di 75 anni il regime coloniale israleiano non rispetta alcun accordo di risoluzione prodotto dai consigli internazionali. Coloni armati, negli anni, non solo a Gaza ma anche in Cisgiordania, hanno fatto man bassa di terreni agricoli e abitazioni palestinesi togliendo a questi ultimi il diritto di poter lavorare sulla propria terra rendendoli schiavi in un mercato di lavoro e di profitto che ha reso israele uno dei più ricchi paesi al mondo.
Quindi, per poter vivere e mantenere le proprie famiglie, prima della chiusura dei check point ad ottobre, più di 200.000 palestinesi di Gaza e della Cisgiordania, erano costretti a mettersi in fila all’alba per sottoporsi ai controlli della polizia di frontiera israeliana, nota per brutalità e razzismo. Superati i controlli violenti e molesti raggiungevano il proprio posto di lavoro dove, comunque, erano e sono lavoratori/trici senza alcun diritto. Oggi, invece, a Gaza interi quartieri sono stati cancellati dall’esistenza, infrastrutture, impianti energetici e idrici sono stati demoliti. Sono state distrutte scuole, strutture mediche e aziende. Israele ha decimato interi settori economici e paralizzato l’attività del mercato del lavoro, con ripercussioni incalcolabili sulle vite e sui mezzi di sussistenza dei palestinesi per le generazioni a venire.
La sicurezza e la sopravvivenza per tutt* è raggiungibile solo ottenendo la parità di diritti, tra cui quelli che riguardano il lavoro, ponendo fine all’occupazione coloniale dei governi occidentali e rimuovendo la discriminazione istituzionalizzata.
PER UN PRIMO MAGGIO AL FIANCO DEL POPOLO PALESTINESE E PER I DIRITT* INALIENABILI DELL’UOMO!
PER L’AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE E PER LA FINE DEL GENOCIDIO!
FREE PALESTINE
Coordinamento ” Torino per Gaza”
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