Comunicato del Coordinamento cittadino Torino per Gaza
A proposito del divieto emesso dalla questura di Torino contro la fiaccolata cittadina del 7 ottobre “Un anno di genocidio, un anno di resistenza”
La Questura di Torino decide di non autorizzare la fiaccolata cittadina “Un anno di genocidio, un anno di resistenza”, organizzata per il 7 ottobre, h20 in Piazza Castello, così come il pre-concentramento lanciato dalla componente studentesca.
Negli ultimi 12 mesi, si sono susseguite moltissime manifestazioni e momenti di piazza, che in diverse forme e modalità hanno espresso vicinanza, solidarietà ed appoggio alla popolazione di Gaza ed ora del Libano, colpite dalla brutalità degli attacchi israeliani.
In questi dodici mesi, la cittadinanza assieme alla componente studentesca ed universitaria, ha protestato contro le politiche di guerra, genocidio e occupazione del governo israeliano, così come contro il collaborazionismo italiano ed occidentale nei crimini di guerra e contro l’umanità perpetrati da Israele.
Queste piazze sono state da sempre e fin da subito animate da una pluralità di collettività, mostrando una reazione davvero collettiva e cittadina al massacro ed al genocidio in corso.
Le richieste sono sempre state chiare: cessate il fuoco, l’interruzione del sostegno da parte dello Stato italiano alle politiche di guerra e genocidio del governo israeliano, la fine del regime di colonialismo, occupazione militare, segregazione, apartheid e pulizia etnica nei territori palestinesi ed il sostegno alla Palestina ed alla sua resistenza contro il colonialismo sionista.
La scelta di scendere in piazza proprio il 7 ottobre è legata, in primis ma non solo, alla volontà di ricordare e protestare contro tutte le morti ed i crimini causati da un anno di genocidio portato avanti da Israele, ricordare gli oltre 42mila morti e schierarsi contro la distruzione sistematica di scuole, case, ospedali, centri di culto. Inoltre, riteniamo fondamentale ribaltare la faziosa e distorta narrazione che vede questo genocidio proprio a causa del 7 ottobre. Oggi più che mai, dall’inizio dell’invasione e degli attacchi in Libano che conta già migliaia di vittime, è fondamentale palesare come la radice di tutto questo sia lo stesso progetto coloniale sionista nella sua essenza.
Oggi – 5 ottobre, la Questura di Torino, coerente con la politica antidemocratica, incostituzionale e liberticida del governo, comunica ufficialmente che ha deciso di impedire alla cittadinanza di esercitare il diritto di scendere in piazza, manifestare, unirsi e organizzarsi. Questo divieto è, come per la piazza di Roma, squisitamente politico. Benché fintamente declassato a motivi di “ordine pubblico”, una scusa molto in voga negli ultimi anni e non solo a Torino, tale divieto è chiaramente volto a silenziare il dissenso politico e per tanto va inserito nel contesto generale di repressione e criminalizzazione a cui stiamo assistendo, coronato dal prossimo all’approvazione DDL1660 promosso dal governo Meloni.
Rifiutiamo l’appiattimento delle manifestazioni in supporto alla Palestina a riunioni di “galassie pro Hamas”, così come la stantia equiparazione della resistenza palestinese a “terrorismo”. Riconosciamo nella censura che provano ad imporci una parte della strategia di supporto e collaborazionismo dello stato Italiano alle politiche genocidiarie israeliane e rivendichiamo pertanto il diritto a manifestare.