Fra le tante palesi ingiustizie di cui siamo testimoni attoniti, sempre più angosciati, sconvolti dalle notizie provenienti da Gaza e dai Territori Occupati, dall’Ucraina, dal Sud Sudan, e via seguitando di guerra in guerra, non dobbiamo dimenticarne una che dura da oltre sei decenni, il blocco di Cuba, “el bloqueo”. Una misura tanto feroce quanto iniqua, decisa unilateralmente dagli Stati Uniti, che non possono tollerare, fin dalla sua nascita, nel 1959, l’esistenza di uno Stato socialista nel “loro continente”: gli USA non hanno mai abbandonato la folle speranza di far ritornar Cuba, “la perla dei Caraibi”, nel loro privato “giardino di casa”. Il blocco ha affamato milioni di cubani, impoverito l’isola, provocato morti di bambini e anziani per carenza di farmaci e prodotti di alimentazione, causato danni gravissimi all’economia cubana, e problemi quasi insormontabili al funzionamento della macchina statale.
Come se non fosse sufficiente, sulla base di un grottesco elenco stabilito dalla CIA, e di nuovo unilateralmente approvato e diffuso dalle amministrazioni statunitensi, Cuba è stata inserita nel novero degli “Stati che sostengono il “terrorismo”. Gli USA si comportano, anche nei radicali mutamenti degli scenari mondiali, come un ente che ha il diritto di amministrare globalmente la giustizia, di discriminare tra “buoni” e “cattivi”, da giudice auto-nominato, che è però contemporaneamente lo sceriffo del mondo.
Cuba è uno Stato libero e ha diritto di essere considerato alla stregua di tutti gli altri. Il popolo cubano ha diritto di vivere, di viaggiare, di commerciare, di esercitare pienamente tutte le prerogative di cui godono i cittadini del resto del mondo. Bisogna fare pressione, bisogna mobilitarsi per chiedere la fine completa del “bloqueo”, e la eliminazione della lista dei “rogue States”, degli “Stati canaglia”, degli Stati che organizzano, aiutano, promuovono il terrorismo. E in tale lista, chiediamoci perché manca il principale Stato terrorista sulla faccia della Terra, ossia Israele? Inoltre, dato che sono proprio gli Stati Uniti a proteggere Israele, dato che sono gli Stati Uniti a fare guerre illegali, a esercitare azioni sotterranee o talora scoperte volte a rovesciare governi legittimi (il caso i “Euromaidan” del 2014, in Ucraina è emblematico), dovremmo inserire in quella lista famigerata proprio gli USA. Dunque dobbiamo impegnarci non solo a fare togliere Cuba dalla lista, ma a eliminare la lista stessa.
Intanto, ciascuno di noi, come può, aiuti l’economia cubana: andando come turista nell’Isola, comprandone i prodotti, difendendo i diritti della sua popolazione, il primo dei quali è quello di vivere in pace, e di non essere sottoposto a un crudele regime di privazioni che rende povere una società che potrebbe essere prospera. Riprendendo e rilanciando questo appello.
Noi sappiamo come quella gente ha resistito in tutti questi anni, con incredibile coraggio e forza d’animo, e sappiamo che continuerà a resistere, ma aiutiamola, sia con la campagna di propaganda che faccia rimuovere il blocco e tolga quella nazione dall’elenco dei “cattivi”, sia con aiuti concreti. Facciamo sentire tutta la nostra solidarietà: Cuba, proprio come la Palestina, non è sola. Tutti gli uomini e le donne di buona volontà, tutte le persone oneste e libere, devono battersi per la vita e la libertà dell’una, come dell’altra.
VIVA CUBA!
**Angelo d’Orsi, già Professore Ordinario di Storia del pensiero politico – Università degli Studi di Torino. Attualmente docente a contratto presso il Politecnico di Torino. Docente, storico, giornalista, scrittore, conferenziere e commentatore politico. Autore di oltre 50 libri, molti tradotti in varie lingue, visiting professor in diverse università, in Europa e America Latina.
Fonte: https://giuliochinappi.wordpress.com/