Fonte: LA REDAZIONE DE L’ANTIDIPLOMATICO
Mostro sacro internazionale della Danza, oggi, ci ha lasciati Carla Fracci. Non avendo competenze specifiche possiamo solo superficialmente capirne il valore, seppur immenso, della sua genialità. Allo stesso tempo, però, Carla Fracci rappresenta l’artista, nazional-Popolare, nel senso gramsciano del termine, che delizia il pubblico con la sua Arte ma ne prende anche le difese oltre il palcoscenico, rivendicando le sue origini, usando la parola “proletariato”.
Nel 2003, ci fu uno sciopero in tutta Italia del trasporto pubblico. I lavoratori, stanchi per anni di attesa del rinnovo contrattuale, andando anche contro i sindacati, organizzarono uno sciopero spontaneo, con media e politici che li attaccarono ferocemente. Carla Fracci però, coraggiosamente, ricordando che suo padre era stato un tranviere, prese le difese dei lavoratori del trasporto. Quando le chiesero, da figlia di tranviere, cosa ne pensasse dello sciopero “selvaggio”, colse di sorpresa il giornalista rispondendo così: “Che hanno fatto bene. Altrimenti nessuno si sarebbe accorto di loro. Sono sempre stati la mia famiglia.”Vi lasciamo all’articolo di Repubblica del 5 dicembre 2003, per leggere le parole di un’Artista vicina ai lavoratori. Una vera Stella, contro le celebrazioni dei mediocri, che brillerà sempre nel cielo.
di Andrea Montanari- Repubblica
Carla Fracci, lei figlia di un tranviere, cosa pensa della protesta che ha bloccato Milano? «Che hanno fatto bene. Altrimenti nessuno si sarebbe accorto di loro. Sono sempre stati la mia famiglia». Ma hanno violato le regole. «Costretti perché nessuno li ascoltava. è giusto che aspettino da due anni? Ha idea di che cosa costa vivere a Milano da quando c’ è l’euro? Tutto costa almeno il doppio». Giustifica anche la protesta “selvaggia”? «Due anni per una famiglia con figli sono un’eternità. Una volta c’era una parola di cui sono orgogliosa e che fa parte della mia infanzia: proletariato. Oggi purtroppo non la usa più nessuno». Cioè? «è il proletariato che ha sempre alimentato la nazione. Ci dovrebbe essere più rispetto. Se questa classe sociale si ferma la nazione cade. Oggi, invece, tutti se la sono presi con i tranvieri, ma si sono accorti di loro solo quando si sono fermati». In che senso? «Un tranviere lavora dalle 3 di notte fino a tutto il giorno. A Natale, a Pasqua e la domenica. Avete visto le loro buste paga?» Era così anche all’ epoca di suo padre? «Il primo cappottino l’ho avuto di stoffa rivoltata, ma la nostra era una famiglia dignitosa. Oggi la situazione è cambiata: in peggio». Un ricordo? «Quando studiavo danza alla Scala, la sala prove dava ancora sulla piazza. Durante le lezioni sapevo che mio padre passava alla stessa ora con il tram. Lo riconoscevo dal campanello e mi commuovevo». I “duri” dell’Atm saranno davanti all’ Arcimboldi per la Prima della Scala. «Fanno bene. Purtroppo sono a Los Angeles, ma idealmente sarò con loro»