Ex Gkn, 5 motivi per aderire subito all’azionariato popolare.

GKN Azionariato

Entro il 30 settembre si chiude la campagna di azionariato popolare solidale per reindustrializzare la ex Gkn (di fatto la ex Fiat di Firenze). Siamo a 950.000 euro e l’obiettivo è raggiungere il milione. Chiunque voglia diventare azionista popolare può farlo informandosi su insorgiamo.org. Ma no, non stiamo parlando di un “prodotto finanziario” o di una opportunità di investimento. L’azionariato popolare è uno dei tanti strumenti per la reindustrializzazione dal basso della ex Gkn. Dal luglio 2021 la lotta ex Gkn ha dovuto “trascrescere” da semplice lotta contro i licenziamenti a lotta per la creazione di una fabbrica socialmente integrata. Non per impostazione ideologica, ma per stringente necessità.

Una delle tattiche con cui il capitale, sia esso finanziario, multinazionale o italiano, chiude le aziende è la creazione del vuoto, magari con la promessa di reindustrializzazioni o investitori che non arrivano mai. Nel caso della ex Gkn la tattica del vuoto è stata usata in maniera frontale e spregiudicata: assenza di un vero e proprio piano industriale, un’azienda messa in liquidazione volontaria e soprattutto gli operai lasciati da nove mesi senza stipendio.

Contro questo vuoto, la lotta – forte di 9 cortei convocati in 36 mesi, due Festival di Letteratura Working Class, spettacoli teatrali, raccolte di firme – ha prodotto un proprio piano industriale, insieme al mondo delle competenze solidali, di riconversione ecologica della fabbrica (passando a produzione di cargobike e pannelli fotovoltaici). Chi ha difeso la fabbrica dalla delocalizzazione e dai licenziamenti, diventerebbe anche promotore della sua reindustrializzazione. Una fabbrica socialmente integrata, appunto, sotto controllo operaio da parte della cooperativa dei lavoratori, sotto controllo sociale da parte dell’azionariato popolare, pubblica nella finalità produttiva e nella proprietà (proponiamo la creazione di un consorzio regionale pubblico). Il sospetto, invece, legittimo e forte è che sull’area dello stabilimento (80.000 metri quadri a poca distanza dalla A1) si siano già rivolti altri interessi di natura potenzialmente speculativa. Esistono, quindi, tutti i motivi per cui la vittoria di questa lotta sarebbe un favore che ci facciamo tutte e tutti collettivamente.

1) Perché creando un’alternativa alla prerogativa distruttrice del mercato, si crea una capacità di resistere all’impoverimento, al precariato, ai licenziamenti.

2) Perché proprio nel settore dell’automotive, si mostra la via e la praticabilità di un intervento pubblico virtuoso con cui scardinare l’arroganza dei big del settore, a partire da Stellantis.

3) Perché oggi la via della riconversione ecologica della ex Gkn mette in luce le possibilità e contemporaneamente tutta l’incapacità di questo sistema a svolgere la transizione ecologica, se non in forma lenta, insufficiente e parziale.

4) Perché la cooperazione e il mutualismo, di fabbrica e di comunità, avrebbero sbarrato il passo a speculazione e multinazionali.

5) Perché l’intervento pubblico non avverrebbe, come oggi, socializzando le perdite del capitale, ma per dare impulso a una politica industriale pubblica.

Loro – tavoli ministeriali, proprietà dell’azienda, fondi speculativi, sistema dell’automotive – hanno scelto di essere il nulla. E ci hanno costretto ad essere tutto: lotta, democrazia partecipativa, intervento pubblico, mutualismo, reindustrializzazione ecologica. Forse la vittoria della ex Gkn non costituirebbe un modello replicabile, ma sicuramente sarebbe un esempio contagioso, di alternativa, qui e ora.

Ed è forse per questo che oggi contro di essa si coalizza tutto ciò che è conservazione e routine. Proprio per questo, entro il 30 settembre, ha senso diventare azioniste e azionisti popolari. E il 13 ottobre convergere a Campi Bisenzio per la prima assemblea internazionale dell’azionariato popolare.

Dario Salvetti – Portavoce del Collettivo di fabbrica Gkn di Campi Bisenzio

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