Quando il fascismo cancellò la libertà sindacale
Sono passati quasi cent'anni dal 2 ottobre 1925, giorno in cui vennero firmati i patti di Palazzo Vidoni. Di lì a poco sarebbe arrivato il divieto di sciopero
Il 28 ottobre del 1922, con la marcia su Roma, Benito Mussolini prende il potere. All’inizio del 1925 il duce decide la svolta totalitaria attraverso una serie di provvedimenti liberticidi (le cosiddette “leggi fascistissime”), che annulleranno qualsiasi forma di opposizione al fascismo. Sul piano sindacale, con gli accordi di Palazzo Vidoni del 2 ottobre 1925, Confindustria e sindacato fascista si riconoscono reciprocamente quali unici rappresentanti di capitale e lavoro abolendo le Commissioni interne. Già nel 1923, pochi mesi dopo il suo arrivo al governo, il duce aveva abolito il Primo ...