Per José Martí : Patria, fiori e una bandiera

Servando Cabera
Foto: opera di Servando Cabera

Il chicco di mais

L’impronta di José Martí non si sbiadisce con il passare del tempo; rimane vivo in una città che non dimentica mai un uomo che visse e morì per amore di Cuba.

“In un chicco di mais sta tutta la gloria del mondo”, diceva José Martí, con la saggezza che solo i grandi uomini hanno. Lo sapevo bene. La carne è fugace. Nessun ego può ingrassare la coda finita degli anni. Il corpo muore, migliaia di insetti hanno il compito di ridurlo in nulla. La polvere ritorna polvere.

Ma ci sono uomini che arrivano predestinati a questo mondo, segnati dalla profondità di spirito, dotati di un’anima così pura da poter diventare il sole morale di una nazione. E Martí, che era una montagna tra le montagne, oggi è arte tra le arti, ed è ovunque nella sua amata terra, come quel segno eterno che solo le idee hanno.

I suoi genitori forse non immaginavano che avrebbero tenuto tra le braccia l’Eroe Nazionale di Cuba, che avrebbero cullato un bambino che un giorno avrebbe lasciato il segno nella Patria che aveva amato e forgiato. Non solo portava il nome della sua terra sull’anello che simboleggiava il sacrificio di un bambino per i suoi ideali. Era lì, forgiato nel ferro, nello   stesso ferro che morse la sua carne adolescente. Era solo un ragazzino!

“Guardami, mamma, e per il tuo amore non piangere, se schiavo della mia età e delle mie dottrine, il tuo cuore martire pieno di spine, pensa che tra le spine nascono i fiori”, scriveva a colei che lo aveva portato in vita. il mondo, sapendo che per un bambino nessun dolore fisico può essere paragonato alla tristezza inflitta a colei che lo ha accolto nel grembo materno.

Proprio quando pensavano che le dure cave di San Lázaro avrebbero ucciso il loro spirito indipendentista, fu lì, sotto il sole, che cominciò a nascere l’eroe. Fu forgiato come quell’anello di ferro che doveva essere modellato a colpi, finché sulla sua superficie si potesse incidere il nome dell’Isola tanto desiderata.

Niente avrebbe fermato l’uomo sincero, quello che appartiene a quel luogo dove cresce la palma, quello che ha conosciuto dolori sublimi, perché aveva capito che «tutto, come il diamante, davanti alla luce è carbone».

I suoi versi erano una montagna di schiuma, un tono verde chiaro color alligatore, era così breve e sincero, era il vigore dell’acciaio con cui è fusa la spada.

Ma non voleva che la sua esistenza fosse solo il verso, il verbo acceso, la parola che scorre, la costruzione di un’idea di Paese con tutti e per il bene di tutti. Insisteva nel dimostrare che la parola era accompagnata dalla forza del machete, che la paura non esisteva, che era disposto a tutto per la libertà della sua amata terra, che aveva il dito della metropoli spagnola sulla giugulare .

Lì metteva il suo petto, lasciando questo mondo attraverso la porta naturale, senza mettersi all’oscuro, per morire come un traditore, era buono e, da brav’uomo, si arrendeva rivolto al sole.

I suoi nemici pensavano di averlo cancellato dalla faccia della Terra il 19 maggio. Che barbari! Le idee non possono essere uccise. Quando la vita è stata utile, quando la galanteria è l’abito cucito dall’esempio, la morte non esiste.

Allora tutta la gloria del mondo, che sta in quel chicco di mais, nasce e si moltiplica, in tutte le forme naturalmente possibili, perché lì, dove muore il seme, cresce una pianta che crea nuovi semi che, a loro volta, sono nuove piante. con migliaia di nuovi semi.

Perché un uomo della statura di Martí non sa morire. È come il piccolo seme, in cui si inserisce la sua gloria, che deve lasciare la vita per riemergere, in modi molteplici ed esponenziali.

Autore: Leslie Díaz Monserrat | internet@granma.cu

Offerte floreali in nome di Raúl, Díaz-Canel, Lazo e del popolo cubano sono state deposte nel Mausoleo che ospita le spoglie dell’Apostolo dell’indipendenza di Cuba, José Martí, 129 anni dopo la sua caduta in combattimento.

Fonte: https://www.granma.cu/

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