Safwat Al Kahlout (Al Jazeera): “Gaza, Cisgiordania e Libano: il piano di Bibi non ha argini”

Safwat Al Kahlout (Al Jazeera)

“La Striscia non esiste più. Ma noi la ricostruiremo. Per la pace serve coraggio”.

“Eh, come si fa a ricostruire Gaza distrutta? Ne parlavamo in macchina venendo qui con il collega israeliano, Meron Rapoport, e abbiamo convenuto che ci riusciremo: loro, gli israeliani, sono bravi a distruggere e noi palestinesi a ricostruire, è quello che facciamo da decenni”. Safwat Al Kahlout, cronista di Al Jazeera e colomba d’oro per la pace 2024, accanto al collega israeliano (intervistato già dal Fatto, e autore dell’inchiesta sull’IA utilizzata dalle Forze israeliane a Gaza) al convegno sull’intelligenza artificiale applicata alle armi organizzato da Archivio disarmo, dall’Italia, dove è arrivato con la famiglia ad aprile, continua a raccontare la sua “Striscia irriconoscibile”.

Iniziamo dalla fine: prima a Netanyahu davano fastidio i giornalisti, poi l’Unrwa, ora i Caschi blu.

Non mi sorprende. Era ovvio che il suo governo estremista con un piano ideologico che inizia da Gaza, passa dalla Cisgiordania e non si vergogna di dire che arriva in Siria, Arabia Saudita ed Egitto l’avrebbero applicato senza volere testimoni.

Moltiplicare i fronti fa anche passare in secondo piano ciò che succede nella Striscia?

Noi di Al Jazeera non smettiamo di raccontarla, anche se il focus non è più solo Gaza ora. Speriamo che finisca prima di allargarsi a tutto il Medio Oriente.

E come può finire?

Ci vuole una leadership israeliana coraggiosa che riconosca i diritti dei palestinesi. Prima del 7 ottobre, Tel Aviv aveva iniziato le normalizzazioni con i Paesi arabi. Al posto di queste normalizzazioni avrebbe dovuto fare pace con il suo vicino di casa. E per la pace c’è un prezzo. I palestinesi nel ‘93, quando l’Olp ha deciso di volere la pace, hanno regalato il 78% della loro terra storica agli israeliani, credendo che questo sarebbe stato un passo importante per la pace. In cambio cosa abbiamo ottenuto? Un grande zero, anzi i coloni avanzano nei Territori.

Questo leader può essere Netanyahu?

Non decido io. Dico leadership israeliana: nel ‘95 Rabin è stato ucciso da un estremista. C’è sempre una specie di infrastruttura di fanatici ebrei che non vuole la pace con i palestinesi, perché sostiene che questa terra è parte del grande sogno del grande Israele.

Il governo israeliano parla di pericolo da cui proteggersi, soprattutto dopo il 7 ottobre.

Gli israeliani stanno seguendo la stessa strada del ‘48. Quante guerre hanno fatto? Quanti territori hanno distrutto senza ottenere mai la pace, né la stabilità del Medio Oriente? Non si può dire che si ha paura senza provarci: al limite tanto hai la capacità per tornare indietro, sei una potenza nucleare, hai la comunità internazionale e gli Usa che ti sostengono. Come ora che gli permettono di uccidere anche i bambini.

Chi rappresenta i palestinesi?

Hamas ha già detto di essere disposto a stare nei patti del ‘67. Ma nel 2006 la comunità internazionale ha boicottato Hamas non accettando di dialogarci. Non dico che l’Olp e Hamas siano angeli, ma hanno capito che per la pace c’è un prezzo da pagare, gli israeliani no.

In mezzo c’è stato il 7 ottobre.

Il 7 ottobre nasce da 17 anni di assedio dei palestinesi, dall’aumento dei coloni in Cisgiordania, dall’apartheid dei palestinesi in Israele. Ma soprattutto dal vuoto lasciato dalla Comunità internazionale, che ha abbandonato la causa e che fino al 7 ottobre dormiva. Bisogna proteggere i palestinesi e forzare, anche con sanzioni, gli israeliani a fermarsi.

L’Iran è amico del popolo palestinese?

L’Iran è amico solo dei suoi interessi. Ora combaciano con quelli palestinesi.

Intanto a Gaza cosa succede?

Non c’è più Gaza. L’80% dell’infrastruttura residenziale è distrutta come la maggior parte di ospedali, scuole, moschee, chiese, strade. Quando vedo le foto non la riconosco. Ma sono certo che ci tornerò. È casa nostra. Non siamo arrivati lì da tutto il mondo. Ci siamo nati, noi, i nostri padri e i nostri nonni.

Cosa si può fare per non far sparire Gaza?

Voi colleghi internazionali avreste dovuto fare pressione su Israele perché vi lasciasse entrare. Non vi hanno fatto entrare per poter commettere il loro genocidio. Non avrebbero potuto uccidere 137 giornalisti stranieri come stanno facendo con noi. Anzi, avreste potuto formare un corpo per proteggere i colleghi, invece abbiamo ricevuto solo le preghiere che non bastano.

di Alessia Grossi

Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it

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