“A Kazan i BRICS sono diventati grandi” – Vito Petrocelli (Presidente Istituto Italia-Brics)

Vito Petrocelli

di Alessandro Bianchi – L’annuale Vertice tra i leader dei Paesi BRICS si è svolto quest’anno a Kazan in Russia. Il documento finale suddiviso in 134 punti e 43 pagine affronta diverse tematiche con un approccio di “lungo periodo”, come ha sottolineato il presidente Vladimir Putin nel suo discorso di apertura. Si chiede, tra l’altro, una riforma globale delle Nazioni Unite (ONU), compreso il Consiglio di Sicurezza, per renderlo più democratico, rappresentativo ed efficace, un ulteriore sviluppo dell’associazione, la condanna delle sanzioni unilaterali, la risoluzione delle crisi regionali, in particolare in Ucraina e in Medio Oriente. Oltre alle parole del documento, quello che emerge con forza dirompente è la dimostrazione plastica di un mondo nuovo che è “divenuto grande”, come dichiara a “Egemonia”, il presidente dell’Istituto Italia-Brics ed ex presidente della Commissione affari esteri del Senato, Vito Petrocelli.

L’INTERVISTA

Il Vertice DI Kazan ha riunito decine di Capi di Stato da tutto il mondo del cosiddetto Sud Globale dando un segnale della forza del nuovo mondo che avanza. Quale è il principale messaggio inviato all’occidente?

Io credo che il messaggio principale mandato dall’evento di Kazan a tutto l’occidente è che i Brics sono diventati ormai grandi: non sono più soltanto grandi da un punto di vista economico, finanziario e produttivo ma rappresentano già da alcuni anni l’alternativa valida ad altri consessi multipolari per il sostegno delle posizioni politiche del Sud del mondo. Inoltre, il messaggio è chiaramente il riflesso del maggiore successo della Presidenza russa di quest’anno. Qual è questo successo al di là di quello che tutti quanti hanno potuto vedere, ossia la grande partecipazione di leader, Capi di Stato e primi ministri a questo evento? Il successo sta nell’essere riusciti a tenere l’agenda dei lavori centrata sui temi dell’inclusione, della partecipazione paritaria e delle questioni di interesse collettivo. La presidenza russa non ha imposto i “suoi” temi di politica internazionale, economica e sociale, nonostante la crisi ucraina ancora in corso. Questo è il successo più grande del vertice. 
 
Anche i media corporativi occidentali, alla fine, hanno dovuto ammettere il fallimento del tentativo dell’isolamento della Russia, ammettendo indirettamente il successo del Vertice BRICS in Russia. CNN, BBC e Bloomberg su tutti. Questo porterà ad una posizione più flessibile e conciliante in futuro, oppure in occidente si sceglierà di perseguire ancora la via dello scontro con il mondo di Kazan?

In effetti il successo del vertice di Kazan è stato talmente tanto grande e talmente tanto evidente che i più grandi quotidiani e media occidentali hanno dovuto ammettere il fallimento della strategia di isolamento della Russia e di demonizzazione del presidente Putin. Cosa succederà a questo punto è difficile da dire e un po’ dipenderà da chi vincerà le elezioni presidenziali americane. La vittoria di Trump allenterebbe la tensione nel conflitto ucraino ma molto probabilmente la farebbe aumentare in maniera esponenziale in Medio Oriente. Siccome le due crisi sono strettamente collegate, francamente non saprei se la vittoria di Trump potrebbe essere più foriera di un periodo di relativa pace e tranquillità. E’ certo invece che la vittoria di un ennesimo candidato democratico farà impennare nuovamente le ambizioni degli ultra atlantisti e dei neocon americani che si nascondono dietro il partito democratico. 


Tra le proposte avanzate dal Presidente Putin e inserite nella dichiarazione finale del Vertice quali la convincono di più?

La proposta più interessante tra quelle presentate dal presidente Putin riguarda il consolidamento della sicurezza energetica globale. Il gruppo di Brics rappresenta il grosso dei paesi produttori di risorse energetiche ma rappresenta anche un cospicuo numero di paesi che sono tra i più grandi consumatori delle risorse stesse. Mantenere i rapporti di partnership con interesse mutuo e collegiale rappresenterà forse il limite che il gruppo Brics deve affrontare per non cadere nelle vecchie dispute sul controllo dei prezzi del petrolio e del gas. Questo resta il tema dei temi anche per il prossimo futuro, insieme a quello della disponibilità idrica nel pianeta, argomento purtroppo poco considerato nei documenti BRICS. 

Il presidente Putin ha annunciato 13 paesi che sono divenuti “partner” e candidati all’ingresso. Quali, in particolare, potrebbero dare maggiore impulso all’organizzazione?

Sono in effetti tanti i paesi che ambiscono a entrare nel gruppo BRICS. Io credo che più di un paese tra i 13 divenuti “partner” potrebbero legittimamente dare impulso alla funzionalità e all’efficienza dell’organizzazione. Nonostante i nuovi ingressi, i paesi che hanno dimostrato di avere la maggiore capacità di attività la maggiore capacità propositiva restano Cina e Russia. Io penso quindi che paesi importanti potrebbero essere quelli che portano un contributo ulteriore alla capacità di organizzare, oltre che in riferimento al contesto geografico. Ne nominerei tre. L’ingresso di Cuba sarebbe un grande risultato, per superare il decennale embargo americano e una parte della soluzione ai problemi che i cubani devono affrontare ogni giorno oramai in maniera antistorica. Nel continente asiatico sarebbe importante, per esempio, l’ingresso della Malesia per il particolare rapporto che ha con i paesi già aderenti al blocco, per la sua posizione geostrategica e politica rispetto alle recenti crisi internazionali. Infine, l’europea Bielorussia perché è un paese che è stato capace di sperimentare forme antiche ma innovative di economia, di sostegno allo sviluppo sociale e di lotta ai rigurgiti neofascisti e neonazisti. 

L’Italia sta sfruttando al meglio le potenzialità economiche con il mondo di Kazan? E quali consigli darebbe al governo Meloni?

L’Italia non sta sfruttando per niente le potenzialità offerte dal mondo di Kazan, persino dopo l’espansione del gruppo dei Brics. Escludendo i valori della nostra bilancia commerciale con la Repubblica Popolare Cinese, tutti i parametri con gli altri paesi Brics sono o stagnanti o in declino. Questo mostra che il nostro paese, nonostante il governo cosiddetto sovranista, sta seguendo la solita linea di allineamento cieco, sordo e muto agli interessi dei nostri alleati anglosassoni. La Meloni non si è discostata dalla linea ultra atlantista seguita prima di lei da Draghi con l’appoggio trasversale anche del Movimento 5 stelle prima della giravolta di Conte sull’invio di armi in Ucraina. Una lunga tradizione di sudditanza agli interessi USA. Mi sembra inutile dare consigli a chi ha vinto le elezioni con un programma e sta facendo tutt’altro, purtroppo in continuità con il passato. Siamo una colonia e lo resteremo. 

Lei è stato esautorato nel 2022 dalla carica di presidente della Commissione esteri per le sue posizioni sul conflitto in Ucraina e il coinvolgimento italiano, che oggi riflettono il sentimento della maggioranza dei cittadini. Cosa è cambiato nella politica italiana da allora? 

Il 1° marzo del 2022, oramai due anni e mezzo fa, ho votato al Senato contro l’invio di armi italiane al regime ucraino. Da allora a oggi poco è cambiato nella politica italiana e ancora meno nella rappresentazione che danno del conflitto i media italiani, a differenza del parziale cambio di rotta di alcuni media stranieri. Le pagine web dei principali giornali italiani di oggi non hanno danno il vertice BRICS tra le prime 5 notizie, se si eccettua il Corriere della Sera. Ci sono articoli di politica interna, sulla manovra economica, sullo scandalo del portavoce del ministro della cultura, sui migranti in Albania. Non parla del vertice Brics Repubblica (e non c’è da meravigliarsi) e non parla del vertice Brics e del grande significato di questo evento nemmeno il Fatto Quotidiano, oramai organo di stampa del partito 5 Stelle, a significare che anche quell’area politica non vuole dare risalto a qualcosa che anche per i grandi media internazionali ormai è evidente: il cambio di rotta di un mondo multipolare che negli ultimi anni sta facendo valere le proprie proposte contro il progetto unipolare anglosassone.


Vuole mandare un messaggio a chi l’accusava allora, mentre oggi porta avanti le stesse posizioni, ma dall’opposizione?

Il Movimento 5 stelle ha fatto un’inversione ad U, dopo aver partecipato alla mia liquidazione da presidente della commissione affari esteri del Senato nel 2022 perché palesemente contrario a una linea politica guerrafondaia. Oggi Conte si è ricreduto, ha cambiato idea, si è pentito senza scusarsi con chi ha sempre tenuto la posizione contraria a qualsiasi coinvolgimento italiani nel conflitto. Troppo facile oggi che il voto dei cinque stelle è inutile. Lascerei un messaggio chiaro: chi era già contrario alla guerra è sempre più forte, perché sono sempre più numerose le persone che non ne possono più della retorica guerrafondaia, della retorica neofascista, dell’appoggio ai neonazisti di Kiev. Le ragioni di Mosca erano corrette: il conflitto non l’ha cominciato Putin ma è stato iniziato dagli ucraini appoggiati dall’occidente e l’accerchiamento della Russia da parte della NATO è effettivamente la causa principale della reazione di Mosca. La pace non si raggiunge semplicemente cambiando idea, ma con una coerenza da tenere a qualsiasi prezzo. Io sono molto soddisfatto di occuparmi oggi del nuovo mondo multipolare con l’Istituto Italia BRICS. Vado avanti convinto di essere dalla parte giusta della storia e del futuro, diversamente da quanti cambiano orientamento come le bandierine lo cambiano con il variare del vento.

Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/

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