Il governo degli Stati Uniti, in un comunicato reso noto ieri, ha dichiarato di non riconoscere il risultato delle elezioni che si sono celebrate il 21 novembre in Venezuela. La motivazione di questa ennesima presa di posizione contro i processi elettorali del paese sud americano sarebbe che queste elezioni non avrebbero riflettuto “la volontà del popolo”, perché il governo venezuelano avrebbe distorto “enormemente il processo elettorale”.
Secondo il Dipartimento di Stato durante le elezioni sono stati compiuti “arresti arbitrari e molestie nei confronti di attori politici e della società civile”, nonché “la criminalizzazione delle attività dei partiti di opposizione, la messa al bando di candidati, la manipolazione delle liste elettorali, la persistente censura dei media e altre tattiche autoritarie”.
Tutto quanto accaduto, secondo Washington, “quasi ha annullato il pluralismo politico e ha assicurato che le elezioni non riflettessero la volontà del popolo venezuelano”.
Ma le affermazioni del Segretario di Stato Antony Blinken cozzano con quanto invece sostenuto dagli oltre 300 osservatori internazionali che hanno controllato il processo elettorale. I supervisori internazionali hanno dichiarato che le elezioni si sono svolte in un clima di totale normalità e che non si sono registrati problemi di nessun tipo ai seggi elettorali.
In risposta alle dichiarazioni del Dipartimento di Stato statunitense il ministero degli Esteri venezuelano ha respinto con forza “la dichiarazione interventista del governo degli Stati Uniti”.
“Man mano che i risultati elettorali sono stati pubblicati, diventa sufficientemente chiaro che il grande perdente è l’imperialismo statunitense e i suoi alleati in Venezuela, che hanno subito una clamorosa sconfitta per aver voltato le spalle al popolo, incitando all’applicazione di misure coercitive illegali contro l’intera popolazione e arrendendosi agli interessi stranieri”, ha detto il governo nella sua dichiarazione.
Caracas sottolinea che più di 300 osservatori internazionali hanno monitorato le elezioni, a cui hanno partecipato 87 diverse forze politiche, oltre a più di 67.000 candidati dell’opposizione.
La posizione statunitense viene definita come “il culmine del cinismo”. In un paese in cui “c’è una democrazia indiretta che sottopone il popolo venezuelano a un blocco generalizzato e che sostiene un gruppo di criminali che attualmente saccheggiano i beni della nazione”, crede di “avere la moralità per mettere in discussione le elezioni”.
I risultati del secondo bollettino del Consiglio elettorale nazionale del Venezuela hanno confermato lunedì che il chavismo ha vinto almeno 205 sindaci dei 335 in disputa. Inoltre, il partito al governo ha prevalso in 18 dei 23 governatorati, mentre i risultati negli stati di Apure e Barinas rimangono indefiniti, riporta RT.
Insomma per il governo degli Stati Uniti non è stato sufficiente che la maggior parte dei partiti di opposizione partecipasse alle elezioni per considerare il processo elettorale in Venezuela come democratico e legittimo dimostrando ancora una volta che i pregiudizi, quando usati per tutelare gli interessi di pochi, sono difficili a morire.
Andrea Puccio