Fonte: Associazione Nazionale di Amicizia Italia Cuba (ANAIC)
“Abbiamo proposto al governo italiano di effettuare una sperimentazione clinica congiunta di uno dei nostri vaccini, il Soberana Plus, dotato di un’importante capacità di riattivare gli anticorpi prodotti da altri vaccini. Il suo impiego potrebbe rappresentare una necessità nei prossimi mesi, se sarà necessario somministrare la terza dose”.
Cinque candidati vaccini sviluppati in poco più di un anno, migliaia di medici inviati in tutto il mondo – Italia compresa – e progetti di collaborazione con diverse nazioni povere. Mentre Pfizer e Moderna aumentano il prezzo dei proprio vaccini contro il Covid – e mentre da più parti si denuncia lo scandalo della speculazione economica delle industrie farmaceutiche durante una pandemia – la piccola Cuba punta a diventare un punto di riferimento per decine di paesi a basso reddito finora esclusi dall’accesso ai vaccini, nazioni che nei prossimi mesi potrebbero rivolgersi a l’Avana per ottenere le dosi necessarie a immunizzare parte della popolazione. Non solo: da alcune settimane è in corso anche a Torino una sperimentazione clinica del vaccino cubano “Soberana plus” sulle varianti del coronavirus e i primi risultati lascerebbero ben sperare, mentre l’Ambasciata di Cuba a Roma lavora incessantemente per promuovere collaborazioni con l’Italia. Ne abbiamo parlato con Jorge Luis Alfonso Ramos, Ministro Consigliere incaricato degli Affari Generali, Politici e Tecnico Scientifici. “Abbiamo proposto all’Italia – ha dichiarato a Fanpage.it – di effettuare una sperimentazione clinica congiunta di uno dei nostri vaccini, il Soberana Plus, che ha un’importante capacità di riattivare gli anticorpi prodotti da altri vaccini e che potrebbe rappresentare una necessità nei prossimi mesi, se sarà necessario somministrare la terza dose”.
Da alcune settimane anche a Cuba si registra una nuova ondata di contagi. Quali misure ha messo in campo il governo per affrontare l’emergenza?
Tutte le persone contagiate sono state poste in isolamento a carico dello Stato. Quando il numero delle infezioni è aumentato abbiamo applicato chiusure parziali o totali – come del resto è stato fatto anche negli altri paesi del mondo – consentendo il lavoro da casa laddove possibile e organizzando la didattica a distanza per gli studenti. Lo Stato ha erogato fondi per i settori più penalizzati, come quello turistico e culturale. È stato inoltre condotto un importante lavoro di informazione della popolazione sull’importanza di indossare le mascherine, lavare bene le mani e rispettare il distanziamento sociale. Il nostro sistema sanitario – interamente pubblico e organizzato in modo capillare sul territorio – ha risposto bene: quando è stato necessario abbiamo impiegato farmaci cubani per potenziare la risposta immunitaria nei soggetti più vulnerabili ottenendo ottimi risultati.
Come sta rispondendo la popolazione a questa nuova ondata?
Con grande senso di responsabilità: quello cubano è un popolo istruito, che ha già dovuto affrontare altre malattie infettive, alcune delle quali introdotte dall’estero per destabilizzare il nostro paese. (Ndr: da decenni Cuba accusa gli USA di aver causato nel 1981 un’epidemia di febbre emorragica dengue che colpì in pochi mesi più di 300 mila persone, soprattutto bambini, causando 158 morti, 101 dei quali neonati).
Quanto è stata importante – per Cuba – l’esperienza maturata dai medici in missione in tutto il mondo nei primi mesi della pandemia?
È stato fondamentale poter contare sull’esperienza dei nostri medici e infermieri che hanno partecipato a missioni sanitarie all’estero. Nel caso dell’Italia, abbiamo inviato due brigate del contingente Henry Reeve, a Crema e Torino, e si è generata una bellissima collaborazione umana e professionale; medici italiani e cubani hanno condiviso le rispettive esperienze e competenze, ottenendo risultati molto soddisfacenti. In tutto, però, Cuba ha inviato 57 brigate del contingente “Henry Reeve” in 40 paesi, con oltre 4.900 operatori sanitari, per aiutare a combattere la pandemia.
Cuba, in un anno ha sviluppato cinque vaccini contro il Covid
Perché Cuba ha sviluppato da sola i vaccini contro Sars-Cov-2?
Per tre ragioni fondamentali: la prima è l’esperienza maturata nei decenni dalla nostra industria farmaceutica pubblica; la seconda la convenienza economica rispetto all’acquisto di vaccini da aziende farmaceutiche private; la terza la necessità di poter contare su farmaci prodotti nel nostro paese per non dover dipendere esclusivamente dal mercato farmaceutico transnazionale. L’abbiamo fatto per noi stessi e per altri stati che dovessero averne bisogno. A ciò si aggiungano le difficoltà che Cuba riscontra ad importare prodotti con componenti statunitensi a causa del blocco economico.
Gli scienziati cubani hanno sviluppato cinque candidati vaccini: Soberana 1 e 2, Soberana Plus, Abdala e Mambisa. Di questi, Soberana 2 e Soberana Plus, sono nella fase finale degli studi clinici, mentre Abdala è già stato approvato dall’ente nazionale per i medicinali.
Con quali paesi Cuba ha collaborato sui vaccini?
Stiamo lavorando, insieme alla Cina, alla produzione di un vaccino generico chiamato Pan Corona, mentre con l’Iran alla produzione del primo vaccino coniugato chiamato PastuCovac. Il nostro paese sta sviluppando una buona capacità produttiva: saremo in grado di raggiungere le 100 milioni di dosi di vaccino per soddisfare il fabbisogno cubano e offrire ad altri Paesi poveri la capacità di acquistare vaccini a prezzi più equi e convenienti, neanche lontanamente paragonabili a quelli dei prodotti attualmente sul mercato. Per ora, però, non possiamo aggiungere altro.
Come sta procedendo la campagna vaccinale a Cuba?
La popolazione cubana ha iniziato ad essere vaccinata durante l’ultima fase della sperimentazione clinica con Abdala. Da settimane la campagna di vaccinazione è stata rafforzata, dando la priorità ai territori più colpiti dall’epidemia, e con l’obiettivo di raggiungere entro la fine di agosto il 70% della copertura ed entro la fine dell’anno il 100%.
Esiste anche da voi un movimento No Vax?
Non mi risulta che a Cuba ci sia un movimento No Vax, ma se ci fosse avrebbe scarsissimo sostegno dalla popolazione, che ha un’alta cultura sanitaria e una grande fiducia nella medicina. I cubani hanno anche un grande amore per la vita, sono abituati a prendersi cura della propria salute e di quella dei loro cari. A molti, come me, questa campagna di vaccinazione ne ricorda altre che sono state organizzate nel nostro Paese anni fa, grazie alle quali Cuba ha potuto fare dei miglioramenti fondamentali in campo sanitario. In precedenza, infatti, la situazione era molto precaria e i tassi di mortalità molto alti, come avviene tuttora in molte aree povere del mondo.
Cuba ha proposto i propri vaccini all’Italia? Sono possibili collaborazioni tra i due paesi?
Abbiamo proposto all’Italia, già ben prima dell’inizio della pandemia, di collaborare nello sviluppo e nella produzione di prodotti biofarmaceutici. Abbiamo più volte dichiarato di essere pronti a sviluppare progetti congiunti nel campo sanitario, dalla fase istruttoria alla commercializzazione finale. Questa è stata una delle principali linee di lavoro della nostra Ambasciata a Roma e sulla base di essa abbiamo favorito contatti, eventi e scambi di vario genere. In relazione alla produzione di vaccini contro il Covid, abbiamo proposto all’Italia di effettuare una sperimentazione clinica congiunta di uno dei nostri vaccini, il Soberana Plus, che ha una grande capacità di riattivare gli anticorpi prodotti da altri vaccini e potrebbe rappresentare una risorsa nei prossimi mesi, se si rivelerà necessario somministrare la terza dose. Basti considerare che l’efficacia contro la malattia sintomatica del candidato vaccino Soberana 02 sale al 91,2% con una terza dose di Soberana Plus; per Abdala questa percentuale sale al 92,28%.
Nelle scorse settimane a Cuba sono state organizzate delle proteste contro il governo Canel, la crisi economica e la povertà.
Qualsiasi analisi della complessa situazione che vive Cuba in questo periodo che non tenga conto del blocco economico, commerciale e finanziario a cui il mio paese è sottoposto da oltre 60 anni perde ogni credibilità. Non esiste nessun manuale di economia del mondo, in nessun sistema, che fornisca gli strumenti per gestire un’economia colpita da un blocco così importante e protratto nel tempo, che in ragione della sua natura extraterritoriale ne ostacola lo sviluppo e le normali relazioni con gli altri Paesi. Non è un caso che per 29 volte la stragrande maggioranza degli Stati abbia votato contro tale blocco all’Assemblea generale delle Nazioni Unite.
Quali sono gli effetti concreti del blocco?
In cifre assolute, i danni causati dal blocco verso Cuba sono calcolati nell’ordine di quasi 148 miliardi di dollari, 9 dei quali solo tra il 2019 e il 2020. Quanti progetti avremmo potuto realizzare con quella cifra?
E in campo sanitario?
In campo medico a Cuba è negato il diritto di acquisire tecnologie, materie prime, reagenti, mezzi diagnostici, medicinali, dispositivi, attrezzature e pezzi di ricambio necessari per il miglior funzionamento del suo Sistema Sanitario. Siamo costretti ad acquistare questo materiale in mercati geograficamente distanti o attraverso paesi terzi, con un aumento esorbitante dei costi. A causa del blocco, ad esempio, abbiamo avuto grandi difficoltà nel reperire i ventilatori polmonari così necessari per i pazienti Covid19. Tutte le tecnologie di origine statunitense o con più del 10 per cento di componenti provenienti da quel paese, non possono essere acquisite da Cuba. Come se non bastasse durante i mesi della pandemia le conseguenze del blocco sono state ancor più gravi: tra aprile e dicembre 2020 abbiamo stimato perdite al settore sanitario nell’ordine di 198,3 milioni di dollari, un danno 38 milioni più alto rispetto allo stesso periodo del 2019.
Come si è posta l’Italia finora rispetto al blocco USA?
L’Italia, come il resto dei Paesi dell’Unione Europea, ha votato ogni anno contro il blocco all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. D’altro canto la politica economica degli USA ha conseguenze anche su cittadini, banche e imprese italiane. Basti pensare a quanto vengono penalizzati i progetti di cooperazione in settori come quelli culturale ed agroalimentare, che invece potrebbero essere floridi e ricchi di collaborazioni. Ma dall’Italia abbiamo sempre ottenuto anche molta solidarietà concreta, ad esempio aiuti nelle emergenze tramite organizzazioni internazionali come il World Food Program. Cuba ha ricevuto un enorme sostegno anche da parte del grande e diversificato movimento di solidarietà che esiste in Italia, con organizzazioni come l’Associazione Nazionale Amicizia Italia Cuba, con 60 anni di storia alle spalle. Insomma, noi dobbiamo dire grazie al vostro Paese. E speriamo di poter collaborare ancora nella lotta al Covid-19.