Con l’approvazione di una vergognosa risoluzione contro Cuba dove vengono formalmente chieste sanzioni contro coloro considerati “responsabili di violazioni dei diritti umani”, incluso il presidente Miguel Diaz-Canel, il Parlamento Europeo ha ancora una volta dimostrato il suo vero volto di strumento sostanzialmente asservito all’imperialismo e il neocolonialismo occidentale.
Con 359 voti a favore, 226 contrari e 50 astenuti, la risoluzione approvata questo mercoledì dalla plenaria chiede a Cuba di “la politica di repressione” nell’isola. Inoltre, si chiede il rilascio immediato dei manifestanti e dei dissidenti detenuti (leggi elementi destabilizzatori e golpisti).
“I deputati chiedono il rilascio immediato e incondizionato di tutti coloro che sono detenuti esclusivamente per l’esercizio dei loro diritti umani, il ritiro delle accuse penali abusive e il permesso di tornare agli esiliati”, si legge nella dichiarazione che potrebbe suscitare ilarità se non fosse così grave l’ennesimo atto di interferenza contro Cuba.
La Camera ha chiesto ai paesi membri dell’UE di sanzionare i responsabili delle “persistenti violazioni dei diritti umani” a Cuba”. A cominciare dal presidente Miguel Díaz-Canel, come figura preminente nella catena di comando delle forze di sicurezza cubane, insieme ad altri alti funzionari del governo cubano”.
La risoluzione avverte inoltre che l’accordo UE-Cuba sul dialogo politico e la cooperazione include una clausola sui diritti umani che, se non rispettata, potrebbe essere sospesa. In questo senso, i deputati hanno insistito sul fatto che la crisi dei diritti umani a Cuba deve trovare “una risposta proporzionata da parte dell’Unione e degli Stati membri”.
La risposta del Parlamento cubano
La Commissione per le Relazioni Internazionali dell’Assemblea Nazionale del Potere Popolare (Parlamento) ha respinto con forza la risoluzione adottata dal Parlamento Europeo.
L’Assemblea sottolinea che il documento europeo mostra contenuti di inaudita interferenza, diffamando non solo la realtà cubana, il suo sistema giuridico e lo stato di diritto, ma anche i legami che Cuba mantiene con altri Stati in modo sovrano, nel rigoroso rispetto del diritto internazionale.
“Riflette l’applicazione di due pesi e due misure nell’emissione di giudizi di valore su questioni a cui il Parlamento non presta attenzione nel territorio dei propri Stati membri e in altre parti del mondo”, ha affermato il Parlamento, evidenziando che il Parlamento Europeo “manca dell’autorità morale, politica e legale per giudicare Cuba”.
La risoluzione in questione è nata dal dibattito tenuto dal PE il 13 giugno in riferimento alle dichiarazioni del Consiglio e della Commissione Europea e allo status dell’Accordo di dialogo politico e cooperazione (PDCA) tra l’UE e Cuba. Questo ha fatto seguito alla visita a L’Avana dello scorso maggio dell’Alto Rappresentante dell’UE per gli Affari Esteri e la Politica di Sicurezza, Josep Borrell, in occasione del III Consiglio congiunto Cuba-UE.
L’Assemblea Nazionale cubana ha anche affermato che “questa risoluzione contribuisce al tentativo degli Stati Uniti di isolare Cuba a livello internazionale e giustificare il suo blocco genocida che infligge gravi danni al popolo cubano da più di 60 anni”.
Ha richiamato l’attenzione sul fatto che il dibattito precedente a questa risoluzione ha evidenziato una forte carica ideologica da parte di un gruppo di deputati europei conservatori e di estrema destra, alcuni dei quali hanno legami di lunga data con politici anti-cubani negli Stati Uniti.
Secondo l’organismo popolare cubano, questo dibattito e la risoluzione hanno confermato che le forze di estrema destra e affini dell’UE vogliono privare l’UE della propria politica estera indipendente nei confronti di Cuba. Inoltre, ha affermato che questo in corso è un attacco contro le società dell’UE che investono nella nazione caraibica o sono interessate a farlo.
Quindi l’adozione di questa risoluzione va contro i principi di rispetto, inclusione e cooperazione con cui si intende organizzare il III vertice CELAC-UE, che si terrà il 17 luglio a Bruxelles. Potrebbe mettere in discussione gli obiettivi di un’UE che cerca di rilanciare le sue relazioni con l’America Latina e i Caraibi.
Il Parlamento cubano ha accolto con favore la posizione degli eurodeputati, che hanno denunciato che attaccare il dialogo e la cooperazione in corso è un servile omaggio dell’ultradestra europea alla politica del governo degli Stati Uniti contro il popolo cubano.
Inoltre ha anche esortato i deputati a rispettare il dialogo politico e l’accordo di cooperazione, l’impegno dei suoi Stati membri e le posizioni di altre istituzioni dell’UE, come il Consiglio e la Commissione Europea. Gli eurodeputati sono stati invitati a dare ascolto ai sentimenti di ampi settori delle società europee che sostengono il rafforzamento del dialogo e contribuiscono allo sviluppo degli scambi e della collaborazione nel reciproco interesse.
La risoluzione è stata adottata con 359 voti a favore, 226 contrari e 50 astensioni. L’eurodeputato spagnolo Manuel Pineda ha commentato che “questo Parlamento è diventato un altoparlante per le posizioni più reazionarie e di estrema destra, contaminando e offuscando quella che dovrebbe essere la casa della sovranità europea”.
La condanna dei giornalisti cubani
La vergognosa interferenza del Parlamento Europeo negli affari interni di Cuba ha trovato anche la netta condanna dell’Unione dei Giornalisti di Cuba.
Questo il comunicato: “Senza alcuna autorità morale per parlare di Cuba, settori dell’estrema destra all’interno del Parlamento europeo, con il marcato obiettivo di fare rumore e ostacolare la presenza cubana al Vertice CELAC—UE, hanno fatto approvare una risoluzione anti-cubana. Il documento è una copia sporca e arrugginita di altri che sono apparsi ogni volta che i paesi europei e Cuba hanno si sono impegnati per il dialogo e la politica di non interferenza.
Gli stessi personaggi tornano pronti, più a rispondere agli ordini degli Stati Uniti, che a quello della stessa UE, che sostiene le sue relazioni con il nostro Paese, nel dialogo politico e nella collaborazione.
La trita questione dei diritti umani-così sistematicamente violata in molti paesi europei – viene usata di nuovo da coloro che avrebbero dovuto essere più preoccupati per ciò che è accaduto ai manifestanti che sono scesi pacificamente per le strade della Francia per protestare contro la morte di un giovane da parte della polizia francese.
E, anche se non meritano la minima spiegazione, sarebbe utile che il Parlamento europeo suggerisse a questi signori di guardare alle politiche usate contro gli immigrati, principalmente dall’Africa e dal Medio Oriente, coloro che sono morti a migliaia nel tentativo di arrivare via mare, su fragili imbarcazioni, verso paesi ricchi, che hanno saccheggiato le loro nazioni occupate e trasformate in colonie.
Sarebbe, almeno per agire con un minimo di dignità, se quegli stessi rappresentanti della destra europea, condannassero la presenza di un sottomarino nucleare USA in questi giorni, nella base navale illegale di Guantanamo, convertita negli ultimi anni, in un centro di detenzione e tortura, per coloro che erano considerati, dal loro fisico, come musulmani legati ad azioni di terrore e criminalità.
È anche vergognoso che coloro che pretendono di agire in nome della democrazia, cerchino di silurare un evento come il Vertice CELAC-UE, che, almeno per le nazioni latinoamericane, costituirebbe un momento importante per parlare di collaborazione, non interferenza, azioni a favore di agire per salvare il pianeta dagli effetti dannosi del cambiamento climatico, tra gli altri.
L’Unione dei Giornalisti di Cuba, come parte della società civile cubana, denuncia questo tipo di azioni interventiste del Parlamento Europeo e difende l’esistenza della CELAC come parte del necessario processo di integrazione latinoamericana.
Condanniamo con tutte le nostre forze che gruppi politici di estrema destra cerchino di trasformare il summenzionato Vertice in un circo miserabile, con spazio per pagliacci malaticci, incapaci di agire a favore del dialogo, della collaborazione e della solidarietà tra gli abitanti di due regioni strettamente legate dalla cultura, dalla lingua e dalla storia”.
‘Democrazia liberale’ e diritti umani contro la democrazia sostanziale cubana
I liberali di ogni risma e a ogni latitudine utilizzano i concetti di democrazia liberale e diritti umani come sempiterni cavalli di battaglia contro qualsiasi Paese provi a costruire il proprio sistema di governo fuori dagli ingannevoli e stantii concetti liberali.
Così avviene ormai da oltre sessanta anni contro Cuba, un paese assediato e costretto sotto un regime criminale di blocco economico, finanziario e commerciale imposto da quei ‘campioni’ di democrazia degli Stati Uniti d’America.
Ma Cuba ha scelto la sua strada e continua a percorrerla fieramente e con piena sovranità, al contrario delle colonie europee pronte a sacrificare i propri interessi sull’altare degli interessi di Washington, come tristemente dimostra la vicenda ucraina.
«La democrazia per me significa che innanzitutto i governi operino intimamente vincolati con il popolo, nascano dal popolo, abbiano l’appoggio del popolo, e si consacrino interamente a lavorare e a lottare per il popolo e per gli interessi del popolo. Per me democrazia implica la difesa di tutti i diritti dei cittadini, fra essi il diritto all’indipendenza, il diritto alla libertà, il diritto alla dignità nazionale, il diritto all’onore; per me democrazia significa la fraternità fra gli uomini, l’uguaglianza vera fra gli uomini, l’uguaglianza delle opportunità per tutti gli uomini, per ogni essere umano che nasce, per ogni intelligenza che esiste».
Il pensiero del Comandante Fidel Castro sul concetto di democrazia – tratto dal libro Elecciones en Cuba: farsa o democracia? – evidenzia plasticamente le differenze che intercorrono tra il sistema rappresentativo liberale (democrazia formale) e quello socialista cubano (democrazia sostanziale). In base all’assunto sopra citato, a Cuba, dopo il trionfo della Rivoluzione, si è iniziato a edificare il nuovo Stato socialista, basato sulla democrazia sociale e sul rafforzamento della base popolare. Partendo dall’uguaglianza come elemento fondante la nuova società. Passaggio essenziale, quest’ultimo, verso l’approdo a una forma superiore di democrazia.
D’altronde, come ammesso anche da politologi e costituzionalisti di orientamento liberale, è impossibile parlare di democrazia quando si è in presenza di forti disuguaglianze. In un sistema dove la democrazia è solo formale e si esaurisce in una serie di “universali procedurali”. I detrattori a questo punto chiederanno: vi può essere democrazia senza pluripartitismo? Bisogna anche in questo caso guardare al sistema, senza le lenti deformanti del liberalismo. Il ruolo del Partito Comunista a Cuba, non è da intendersi come in Occidente. Il Partito ha ruolo direttivo, di coesione e difesa delle conquiste della Rivoluzione. E non partecipa, al contrario di quanto avviene nelle democrazie liberali, alla contesa elettorale. Infatti, il suffragio universale a Cuba, nel solco della teoria marxista e leninista, costituisce solamente il punto di partenza nel processo di democratizzazione dello Stato e non l’arrivo come nella dottrina liberale. L’essenza del socialismo sta nel rivoluzionamento dei rapporti economici, nell’emancipazione sociale delle masse popolari.
Esattamente il contrario di quanto avviene in quel mostro liberal/liberista e tecnocratico che risponde al nome di Unione Europea.
Fabrizio Verde – Direttore de l’Antidiplomatico
Fonte: https://www.lantidiplomatico.it/