Israele ha distrutto un pezzo di Cuba in Libano – Da Ida Garberi

Beirut

All’alba del 2 ottobre, gli aerei israeliani si sono scatenati ed hanno sganciato bombe a vuoto contro diversi immobili, hanno distrutto case, massacrato sogni, osando farlo con la falsa narrativa di prendere di mira obiettivi militari.
“In uno di quegli edifici ridotti in cenere, in via Camille Chamoun, c’era la nostra casa, la stanza che ci ha accolto nell’aprile del 2022, le poltrone che hanno accolto le nostre incertezze, il rifugio ed il pezzo di Cuba”, dice Yodeni Masó Aguila, corrispondente di Prensa Latina in Libano.
“Con le macerie è stata sepolta anche una parte di noi, che per più di due anni come corrispondenti in Libano siamo arrivati al primo piano per sanare le assenze lavorative a più di 10mila chilometri da casa”, racconta Yodeni.
Il giornalista continua spiegando che quando la frase “Marhabá, miiin” (Ciao, chi è) usciva dal citofono del quartiere di Hadath, si aprivano le porte dell’appartamento e lui ed un altro giornalista alle prime armi potevano entrare per godersi le migliori conversazioni e caffè della giornata.
“I dialoghi duravano fino all’alba, c’era molto da capire e da imparare su questa regione condannata a vivere sotto la pressione del sionismo, ma siamo tornati a casa protetti, dal balcone del quartiere americano una mano si agitava per salutarci”.
“L’appartamento aveva una sala araba per conversazioni con politici, intellettuali, ospiti d’onore, feste di famiglia, ed un’altra sala in “stile cubano”, con poltrone in legno e la decorazione tradizionale della nostra isola, quella che i suoi proprietari portarono nel 1991, quando finirono i loro 11 anni di convivenza nella maggiore delle Antille”, continua Yodeni.
L’incertezza dei primi giorni di guerra, la perdita dei corrispondenti di Al Mayadeen Farah e Rabih ed alcuni raffreddori negli inverni furono curati dal calore delle sue mura e degli stretti corridoi.
“In nessun altro posto del Libano abbiamo mangiato il tabboule e il fattoush che abbiamo gustato nella loro sala da pranzo, dove ci hanno accompagnato anche amici dell’America Latina e del mondo, perché era la casa di molti”, dice il giornalista di Prensa Latina.
Foto di famiglia, volti amorevoli di genitori che non ci sono più, titoli e diplomi dei figli, sorrisi dei nipoti, medaglie e decorazioni, ricordi custoditi per decenni e polverizzati dalla macchina da guerra sionista.
La storia dei popoli del Sud del mondo e la loro cultura di resistenza erano la decorazione delle pareti: le immagini di Che Guevara e Fidel Castro, il busto di Hugo Chávez, il volto di Vilma Espín e Celia Sánchez, i ricami delle artigiane cubane e palestinesi.
Israele oggi ha bombardato la casa di Wafy e con lei ha distrutto un pezzo di Cuba nel cuore del mondo arabo.

Yodeni Masó Aguila, corrispondente di Prensa Latina in Libano

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