Questa è la lettera scritta già due mesi fa alla europarlamentare M5S, che riproponiamo…
Signora Laura Ferrara, europarlamentare per il M5S,
apprendo con stupore della sua lettera di protesta alla Regione Calabria (e della precedente adesione alla Risoluzione del Parlamento UE) che qualifica come “sfruttamento e violazione dei diritti umani”, cioè “lavoro schiavo” quello dei sanitari cubani, intervenuti, in giro per il mondo, in casi di catastrofi e gravi epidemie, dal colera all’ebola, al sars-cov, apporto riconosciuto come IRRINUNCIABILE, in primis, dalla OMS.
Il tentativo di stravolgere e calunniare il generoso aiuto di Cuba a fronte delle gravi carenze sanitarie dei popoli poveri del mondo (e non solo, visto il caso Italia) proviene sempre dagli USA (e sempre incontra entusiastici acritici, servili pappagalli…), un Paese potente che non ha trovato un limite di decenza etica nemmeno durante la pandemia quando ha continuato la sua persecuzione ossessiva contro Cuba perfino cercando di bloccare l’arrivo nell’isola di respiratori ed altri dispositivi essenziali (e qui i “diritti umani” dei cubani, lavoratori della sanità o cittadini qualsiasi, non sono da difendere, vero, signora Ferrara?). Questo attacco architettato, ormai da anni, per offuscare e macchiare il lavoro dei sanitari cubani, più che offensivo è ridicolo.
Quel che brucia negli USA è il merito e l’onore innegabili, che il mondo riconosce ad un Paese povero, che pone in cima ai propri valori il diritto alla vita, per i cubani come per tutti gli umani, e che coerentemente esporta MEDICI E NON BOMBE, al contrario di quanto praticato da Paesi che si autodefiniscono ricchi e “democratici”.
Sicuramente non le interessa ma comunque voglio precisare che la cooperazione sanitaria cubana con l’estero è differenziata in diverse modalità, da quella delle Brigate Henry Reeve, nate nel 2005 per rispondere rapidamente a eventi di disastri e calamità (cooperazione sempre gratuita), a quella frutto di contratti di ingaggio (anche qui con costi e condizioni parametrati sui rapporti col singolo Stato richiedente): si tratta di contratti che regolano un rapporto di lavoro che possiamo paragonare a quello di “emigrati”, cioè Cuba offre il lavoro dei propri sanitari (e non solo, sono diverse le categorie professionali esportate da Cuba, come maestri, ingegneri, ecc.) trattandone il prezzo e le condizioni direttamente con lo Stato richiedente (invece che in rapporto esclusivo fra privati –che scandalo!).
Cosa rende definibile come “schiavo” il lavoro dei sanitari? Il fatto che il Ministero della Sanità di Cuba trattenga parte del compenso erogato dall’importatore? Ridicolo: ovunque, nella parte del mondo che si autodefinisce “democratica” vige il sistema della tassazione statale sui redditi e se Cuba imputa questo piccolo prelievo (al professionista resta comunque uno stipendio molto più alto di quello ricevuto a Cuba) a compensazione del fatto che i sanitari sono stati professionalmente formati in modo del tutto gratuito e che la loro prestazione remunerata all’estero va a sostenere i costi di una sanità pubblica in patria totalmente gratuita per tutti…ah, no, questo ne fa “ lavoro schiavo”!
Da ultimo, signora Ferrara, voglio rimarcare come tanto le interessi difendere i diritti umani dei sanitari cubani più che contrastare la violazione del diritto fondamentale alla salute dei calabresi: chissà che ne pensano i cittadini che l’hanno eletta? O nel Parlamento europeo lei è stata eletta in rappresentanza degli interessi degli USA?
Senza alcuna stima né cordialità, la saluta
Anna Serena Bartolucci
Perugia, 23 ottobre 2022