Medio oriente in fiamme. Teheran: “Siamo in guerra”

Israele

Il mondo col fiato sospeso e l’Occidente sintonizzato sulle tv che trasmettono il cielo di Tel Aviv illuminato dai 180 razzi iraniani. Vittime zero, fortunatamente, anzi una, sfortunatamente – riportano ieri a tarda sera le agenzie di stampa – a Gerico: Sameh Al Asali, palestinese, ucciso dalla scheggia di un missile. Nel frattempo, nelle ultime 48 ore, sono stati ben centoquaranta gli attacchi aerei israeliani sul Libano, con un bilancio ben diverso: 95 morti solo ieri, scrive il quotidiano cristiano di Beirut L’Orient le Jour. Ma degli eventi libanesi le immagini in diretta non vengono trasmesse, l’Occidente non le vede.

Già nel primo pomeriggio di ieri la stampa americana rilancia le notizie su un imminente attacco iraniano contro Israele, “tra dodici ore”, scrivono. Ma avviene molto prima. In Italia sono le 18:30 quando gli smartphone degli israeliani, simultaneamente, notificano l’allerta massima: l’arrivo di missili balistici. Allarme inusuale deciso dall’esercito per consentire alla popolazione di raggiungere le zone protette con almeno sei minuti di anticipo rispetto al minuto e mezzo concesso dalle sirene.

Scattate successivamente, nei quartieri di Tel Aviv, a Gerusalemme, ovunque in Israele, che si è trovato sotto attacco diretto dell’Iran per la seconda volta in poco meno di sei mesi, bersagliato stavolta da oltre 180 missili balistici.

È la festa di Rosh haShana, il capodanno ebraico e milioni di israeliani prima dell’allerta sono impegnati negli ultimi preparativi, ma al trillo dei cellulari corrono nei rifugi. Dall’altra parte, a Teheran, la guida suprema iraniana Ali Khamenei, nascosto in un posto segreto dal giorno dell’assassinio del capo di Hezbollah Hassan Nasrallah, annuncia: “L’Iran è ora in stato di guerra”, minacciando tutti i Paesi che sosterranno Israele. Immediatamente lo spazio aereo del Paese è chiuso, così come già in Israele. Poi i missili attraversano il Medio Oriente e si sentono le esplosioni provocate dal sistema di difesa aereo che abbatte la prima ondata di razzi nemici. Al cento per cento nelle aree popolate, mentre nelle zone aperte le bombe dei pasdaran esplodono da sole. Schegge e razzi cadono a Tel Aviv, vicino al Mar Morto, nel sud del Paese e nella regione di Sharon. Pochi minuti ed è partita la seconda ondata.

Gli Stati Uniti hanno sottolineato da subito che la vendetta della Repubblica islamica (all’uccisione di Hassan Nasrallah e di Ismail Haniyeh, come rivendicato da Teheran, o all’ingresso in Libano dell’Idf?) sarebbe stata dello stesso tenore della rappresaglia di aprile, quando furono tirati 300 tra missili e droni su Israele in seguito al bombardamento a Damasco del consolato iraniano. Anche in quel caso un’operazione preceduta da informazioni diplomatiche che consentì a Benjamin Netanyahu e ai suoi alleati, oltre che ad alcuni Paesi arabi, di attivare radar e contraerea affinché Teheran desse la sua prova di forza senza fare vittime israeliane o danni gravi. Così come ha fatto ieri sera.

Joe Biden insieme con la vice Kamala Harris hanno seguito i lanci di missili balistici contro lo Stato ebraico dalla Situation Room. Il presidente ha dato indicazione all’esercito di aiutare Israele nella difesa e abbattere i missili dell’Iran. I sistemi anti-missilistici Usa dislocati in Medio Oriente sono entrati in azione, così come la contraerea della Giordania, che lo ha annunciato ufficialmente. In serata il segretario di Stato Antony Blinken canta vittoria: “Israele ha sconfitto” l’attacco di Teheran, giudicato “inefficace” anche dalla Casa Bianca.

L’attacco serale fa passare in secondo piano l’operazione di terra nel sud del Libano lanciata lunedì in tarda serata dall’esercito israeliano dopo 13 giorni di azioni preparatorie contro Hezbollah: dalle esplosioni dei cercapersone all’uccisione del capo del partito di Dio Nasrallah, all’eliminazione dell’intera leadership militare del gruppo sciita filoiraniano.

In tarda serata un funzionario dell’Idf annuncia ai giornalisti che l’aeronautica militare israeliana continuerà a condurre “attacchi potenti in tutto il Medio Oriente”. La guerra regionale, l’escalation che Stati Uniti, Unione europea e Nato dicevano di voler scongiurare, è iniziata. Khamenei, l’ayatollah, dal suo super rifugio ricorre ai social network: “La vittoria divina è vicina”.

Fonte: https://www.ilfattoquotidiano.it

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