Nel silenzio della politica italiana il Parlamento di Kiev ha votato la messa al bando della Chiesa ortodossa russa in Ucraina.

Papa Francesco

Con il disegno di legge, votato dal Parlamento di Kiev martedì 20 agosto, Zelensky ha accettato di buon grado la messa al bando della Chiesa ortodossa russa in Ucraina. Il pretesto sarebbe il collaborazionismo filorusso da parte di un certo numero di ecclesiastici. La stampa dei paesi occidentali ha dato la notizia quasi di sfuggita, senza attribuirle alcuna importanza. Eppure, la libertà religiosa, insieme alla libertà di coscienza, di pensiero, di associazione, è un diritto riconosciuto nella Dichiarazione universale dei diritti umani (art. 18) e sancito in molte Costituzioni, tra cui la Costituzione Italiana (artt. 7-8; 19-20). Uno dei pilastri su cui si basa una società che si voglia dire democratica.

Nel silenzio della politica italiana a questo riguardo, soltanto papa Francesco, da sempre attento al dialogo ecumenico e interreligioso, ha stigmatizzato l’azione repressiva di Zelensky nei confronti dei cristiani ucraini di tradizione ortodossa russa. Domenica, dopo l’Angelus, ha formulato un ennesimo accorato appello affinché «si ponga fine alle guerre, in Palestina, in Israele, in Myanmar e in ogni altra regione, perché i popoli chiedono pace».

Inoltre, il Papa ha affermato: «Continuo a seguire con dolore i combattimenti in Ucraina e nella Federazione russa e pensando alle norme di legge adottate di recente in Ucraina, mi sorge un timore per la libertà di chi prega, perché chi prega veramente prega sempre per tutti. Non si commette il male perché si prega. Se qualcuno commette un male contro il suo popolo, sarà colpevole per questo, ma non può avere commesso il male perché ha pregato. E allora si lasci pregare chi vuole pregare in quella che considera la sua Chiesa. Per favore, non sia abolita direttamente o indirettamente nessuna Chiesa cristiana: le Chiese non si toccano».

Non solo le Chiese cristiane, ma tutte le altre confessioni religiose, siano esse ebraica, musulmana o induista, ecc., hanno il diritto di cittadinanza in una democrazia matura: lo stato democratico, perciò, non può essere uno stato confessionale, deve essere laico. La libertà religiosa implica la libertà di credere e professare la propria fede, nel rispetto della fede altrui, nella pluralità delle espressioni religiose.

In Ucraina, come in altri paesi, anche dichiararsi obiettori alla guerra, all’uso delle armi, è considerato reato; per questo gli obiettori al servizio militare sono messi sotto processo, come il caso di Yurii Sheliazenkho. Poiché, come dice il Papa, «i popoli chiedono pace», le religioni dovrebbero dichiarare unanimemente l’immoralità della guerra ed educare i propri fedeli, soprattutto gli adolescenti e i giovani, alla nonviolenza attiva e al rifiuto delle armi. Una conversione, facile a dirsi, ma difficile da attuare in un mondo dominato da una economia armata e dalla propaganda dell’ineluttabilità della guerra per la risoluzione dei conflitti.

di Pierpaolo Loi**

Fonte: https://www.pressenza.com/it/


** Pierpaolo Loi
Maestro di scuola elementare, oggi in pensione. Ho studiato teologia conseguendo la Licenza in Teologia fondamentale presso la Facoltà teologica della Sardegna. Mi sono laureato in Filosofia all’Università statale di Cagliari. Da più di quarant’anni sono membro attivo della Rete Radiè Resch, Associazione di solidarietà internazionale. Impegnato nel dialogo ecumenico e interreligioso, da anni faccio parte del Comitato promotore della Giornata ecumenica del dialogo cristiano-islamico. Coltivo il sogno di contribuire all’ avvento di una cultura della Nonviolenza, della Pace e del Dialogo. Ho pubblicato: D’amore e di lotte. Poesie. Edizioni La Zisa, Palermo 2019; Oltre ogni confine, di volti di luoghi di inquietudini e di sogni, Multimage, la casa editrice dei diritti

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