“PERCHE’ DEDICHIAMO LE MEDAGLIE A FIDEL CASTRO? PRIMA DELLA RIVOLUZIONE, ALLE OLIMPIADI LE MEDAGLIE ANDAVANO SOLO AI CUBANI RICCHI, BIANCHI E UOMINI”

Mijaín López
Mijaín López, il cubano nella leggenda come Lewis e Phelps: quarto oro ai Giochi nella lotta greco-romana. E dedica la vittoria a Fidel Castro

“Tra le tante fatiche dovute alla pandemia e all’embargo statunitense, sono arrivati ​​i Giochi Olimpici a dare un po’ di luce a Cuba. Molti non capiscono, o condannano che i nostri atleti menzionino la Rivoluzione, o dedichino le loro medaglie a Fidel Castro. Altri ci criticano se parliamo di politica durante lo sport, ma guarda caso, ipocritamente non dicono nulla quando la politica viene usata dagli atleti anticastristi che gridano il loro slogan “Patria e Vita”.

Se vi chiedete una spiegazione del perché un cubano grida sul ring lo slogan rivoluzionario “Patria o Muerte”, o perché le medaglie vengono dedicate a Fidel o perché il padre del gigante Mijaín López in un umile paesino appende accanto alla foto del Comandante, le medaglie d’oro di suo figlio, leggete i seguenti numeri.

Non si tratta di politicizzare lo sport, ma di capire che lo sport a Cuba va, al di là del talento e del ceto sociale, è il risultato di una politica portata avanti dal 1959.

Dovete sapere che prima del trionfo della Rivoluzione, in 60 anni, Cuba ha partecipato a 7 Olimpiadi (comprese quelle del 1960), ottenendo solo 12 medaglie, tra queste, 5 ori, tutti nella scherma (chi a quei tempi poteva accedere ad uno sport come la scherma, non credo sia necessario spiegarlo).

Quelle medaglie d’oro furono vinte da 4 atleti, ma, fatto curioso, solo due erano cubani, gli altri due erano statunitensi che rappresentavano Cuba.

Fino al 1948 Cuba non sarebbe più salita sul podio olimpico, momento in cui ci riuscirono, con un argento, padre e figlio che gareggiavano insieme nella Vela classe Star.

Anche questo sport non è per nulla elitario, vero? I due atleti si noleggiavano di tasca loro le barche fino all’evento.

Insomma, nei 60 anni prima della Rivoluzione, Cuba ha ottenuto le sue poche medaglie solo in due sport, che di popolare non avevano nulla: la scherma e la vela. Durante quei 60 anni, gli atleti di Cuba alle Olimpiadi sono stati solo 124. Tutti i vincitori cubani di medaglie erano bianchi e di sesso maschile, senza alcun rappresentante proveniente da fuori dalla capitale (4 erano dell’Avana e 2 degli Stati Uniti).

Cioè, fino al 1960, avevano vinto più medaglie per Cuba degli statunitensi che i cubani del popolo delle province.

Dopo la Rivoluzione, da Tokyo 1964 a Tokyo 2020, Cuba ha partecipato a 13 Olimpiadi e ha ottenuto finora 225 medaglie, 82 delle quali d’oro. In questo periodo, Cuba è stata rappresentata da 1820 atleti, ed hanno occupato un posto sul podio nelle discipline di Atletica, Basket, Baseball, Pugilato, Ciclismo, Scherma, Sollevamento pesi , Lotta, Nuoto, Canoa, Tiro, Taekwondo, Vela, Pallavolo, Judo.

Nel 1972, con una generazione di atleti già plasmata dalla Rivoluzione, Cuba ha finalmente vinto di nuovo una medaglia d’oro dal lontano 1904.

Sì, Cuba ha impiegato 68 anni per tornare sul gradino più alto del podio.

Anche per la prima medaglia femminile abbiamo dovuto aspettare la Rivoluzione e, nel 1968, finalmente 4 cubane vinsero l’argento nella staffetta 4×100 metri.

Inoltre, a Barcellona 1992, Cuba ha raggiunto un record arrivando quinta nel medagliere, dietro solo a grandi potenze come l’ Unione Sovietica (unificata), gli Stati Uniti, la Germania (unificata) e la Cina.

Grazie a questi risultati, Cuba è il Paese di lingua spagnola con maggiori successi nelle Olimpiadi (sì, inclusa la Spagna). Se si prendono in considerazione solo le medaglie d’oro, l’isola supera la somma delle 8 nazioni latinoamericane che la seguono.

Tuttavia, sarebbe ingiusto concludere il racconto senza parlare di quella che è la vicenda olimpica pre-Rivoluzione più radicata nella nostra cultura popolare.

Alle Olimpiadi statunitensi di San Louis, a differenza dei suoi compagni olimpionici di scherma e yacht, il cubano Felix Carvajal arrivò da solo e senza un soldo.

Di famiglia molto povera, sin dai 14 anni si era cimentato nella maratona.

Imparò a leggere e a scrivere da adulto, ed arrivò alle Olimpiadi attraverso una raccolta di denaro fatta a Cuba per potersi pagare il viaggio.

Una volta arrivato a New Orleans, viaggiò a piedi fino a San Louis per più di dieci giorni. Arrivò poco prima della gara, e per un lungo tratto la condusse in testa (nonostante corresse con gli stivali e con i pantaloni che tagliò poco prima della partenza).

Durante la corsa, vide alcuni alberi di mele e pensò che lo avrebbero aiutato contro la fatica, ma invece gli causarono mal di intestino, si dovette fermare più volte per andare in bagno, ed alla fine arrivò quarto.

Questa era la situazione.

Chi non conosce la propria storia è condannato a ripeterla, il monito è per coloro che vogliono diventare degli statunitensi che rappresentano Cuba, finendo, di tanto in tanto, di trasformarsi in camminatori come Carvajal”.

Fonte: http://it.cubadebate.cu/

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