L’attacco dirompente del governo alla magistratura, alla sua autonomia e indipendenza è parte di un attacco più profondo alla Costituzione repubblicana antifascista, alla nostra democrazia, nell’arrogante presunzione che chi vince le elezioni possa agire al di sopra delle leggi. Siamo dinanzi a un governo di estrema destra, populista, razzista, classista demagogico, eversivo, reazionario e repressivo verso i giovani, il dissenso, chi lotta e protesta. Un governo disumano e cinico verso i deboli e gli immigrati.
Un esecutivo che procede nelle privatizzazioni, nello smantellamento di sanità, scuola e università pubblici. Un governo del lasciar fare al mercato e all’impresa, del disconoscimento della rappresentanza sociale e degli interessi generali delle confederazioni sindacali.
Il paese è sull’orlo dell’abisso, la crescita ristagna, la povertà e le diseguaglianze avanzano, le precarietà di vita e di lavoro dilagano. La tenuta sociale, la democrazia costituzionale e l’unità del paese sono sotto costante attacco. Mentre la situazione europea e internazionale si avviluppa in conflitti che aprono scenari di inimmaginabili tragedie, e si continua con le politiche energetiche fossili verso la catastrofe ecologica e climatica.
Il 26 ottobre, insieme al popolo della Pace, abbiamo espresso nelle piazze la protesta diffusa contro le guerre e il rifiuto delle politiche belliciste e di riarmo, affermando il bisogno primario della Pace per il futuro delle nuove generazioni e dello stesso pianeta. Abbiamo ribadito il nostro basta ai crimini contro l’umanità, alle deportazioni, ai massacri del popolo palestinese e libanese, alla distruzione di territori, alle sofferenze e le morti innocenti, di bambini, donne, anziani, al proliferare di guerre, spesso dimenticate.
In questo periodo le piazze si stanno riempendo anche di centinaia di migliaia di lavoratrici e lavoratori, pensionate e pensionati che si mobilitano per difendere salari e pensioni, diritti e posti di lavoro, rivendicare politiche industriali e interventi pubblici per la riconversione ecologica, la gestione sociale e democratica delle nuove tecnologie, una società solidale, coesa, inclusiva.
Tocca alle confederazioni sindacali, alla Cgil raccogliere e rappresentare questa mobilitazione, continuare il percorso intrapreso per giungere alla proclamazione dello sciopero generale, come indicato nel documento dell’assemblea generale Cgil.
Con gli scioperi di settore, le mobilitazioni delle categorie e dello Spi si stanno costruendo le condizioni per una grande partecipazione allo sciopero generale, che dovrà avere al centro le richieste di merito sindacale, la nostra piattaforma rivendicativa, ma prima di tutto la Pace e la difesa della nostra Costituzione!
Lo scontro sociale in atto è generale e non sarà breve. La Cgil deve attrezzarsi e creare il necessario consenso nei luoghi di lavoro e nella società per resistere a quest’ondata di politiche reazionarie e antipopolari e cercare di conquistare nuovi spazi, come si sta facendo con i referendum contro l’autonomia differenziata, per l’allargamento della cittadinanza e dei diritti sociali e del lavoro.
** Giacinto Botti: Referente nazionale Lavoro Società per una Cgil unita e plurale