Carcere per «illegali», in una base illegale in terra straniera.
«Con un’azione brutale il nuovo governo degli USA annuncia la detenzione nella Base Navale di Guantánamo, ubicata nel territorio di Cuba illegalmente occupato, di migliaia di migranti espulsi a forza , che saranno deportati nel noto carcere di tortura e detenzione illegale».
Il Presidente della Repubblica di Cuba, Miguel Díaz-Canel Bermúdez, lo ha scritto in X, quando ha conosciuto che la Base Navale in Guantánamo –che oltre che illegale, è luogo di inimmaginabili torture e violazioni di ogni tipo contro i diritti umani–, ora diventerà un centro di ritenzione per circa 30000 immigranti, come ha annunciato il presidente Donald Trump.
Anche se nessuna delle sue discutibili decisioni ha provocato troppo stupore ( per venire da dove vengono), non smette d’essere indignante la sua pretesa di trasformare il territorio – che come il mondo intero conosce, non appartiene a loro- in parte della sua strategia per espellere dagli Stati Uniti migliaia di persone che hanno raggiunto questo paese alla ricerca del detto “sogno americano”.
Nella cerimonia della firma della Legge Laken Riley, Trump ha parlato di un ordine esecutivo per far sì che i dipartimenti di Difesa e di Sicurezza Nazionale comincino a preparare l’installazione con tali fini, senza spiegare però il procedimento mediante il quale si eseguirà il trasferimento.
Grazie alla sua conquista per la seconda volta della sedia presidenziale, il multi milionario, conosciuto per la sua discriminatoria condotta anti emigranti, ha stabilito le più dure misure a favore di una «pulizia», che avrà terribili conseguenze anche per bambini non ancora nati.
Nel mezzo di questo contesto, sale alla luce il nuovo annuncio, che pone di nuovo la Base Navale in Guantánamo
nella mira dell’opinione internazionale. Sono stati molti gli orrori commessi lì, dal sequestro e l’assassinio di cittadini cubani, al suo uso come laboratorio di crimini e torture, con la falsa giustificazione della guerra contro il terrorismo.
Sino ad ora i tentativi, gli annunci e le promesse di chiudere il carcere ubicato nella base, sono restati solo parole e, evidentemente, non lo faranno adesso.
È certo che con il pretesto politico-elettorale di una «pulizia di gente illegale che ha invaso un suolo che non appartiene loro», gli sventolatori «della libertà e dei diritti umani» hanno cercato una via d’uscita tanto orribile e quanto ironica alla crisi che si sta creando, trasportando migliaia di deportati in questo angolo di terra cubana, che gli USA usurpano nella loro vergognosa condizione di «governo straniero illegale, che ha invaso un suolo che non gli appartiene».
Fonte: http://it.granma.cu/