CUBA: Manipolazione dei media e blocco economico.

Cuba vs bloqueo

Nell’era dell’informazione digitale, la verità è spesso distorta da narrazioni che cercano di plasmare l’opinione pubblica. Nel caso di Cuba, la macchina mediatica articolata da diversi attori cerca di minimizzare la realtà del blocco statunitense, presentandolo come un mero conflitto politico o come una conseguenza della gestione interna del paese. Questa manipolazione cerca di distogliere l’attenzione dalle conseguenze devastanti che il blocco ha sulla vita di milioni di cubani, che affrontano quotidianamente difficoltà economiche e umanitarie. In questo articolo esploreremo come questa strategia mediatica distorce la verità e nasconde il reale impatto di una politica che è stata condannata dalla comunità internazionale come un atto di aggressione sistematica.

Il blocco, presentato come strumento di politica estera, rivela il suo vero volto: un atto di aggressione sistematica che cerca di destabilizzare un paese sovrano e sottoporre la sua popolazione a condizioni di estrema sofferenza. In questo contesto, è fondamentale riflettere sui fondamenti di questa politica genocida, come esposti da Lester D. Mallory nel suo memorandum segreto del 6 aprile 1960.

Mallory ha affermato che “la maggioranza dei cubani sostiene Castro” e che l’unico modo per ridurre il suo sostegno interno era attraverso “la disillusione e l’insoddisfazione derivanti da disordini economici e difficoltà materiali”. Questa dichiarazione non solo rivela una chiara intenzione di destabilizzare il governo cubano, ma evidenzia anche il disprezzo per la vita e il benessere dei cittadini cubani. La strategia delineata dal governo degli Stati Uniti è da allora un attacco diretto all’economia cubana, con l’obiettivo di provocare fame e disperazione nella popolazione.

È essenziale comprendere che il blocco non è una mera questione di politica economica. È una forma di guerra che cerca di delegittimare il governo cubano e far sembrare che i problemi economici siano una conseguenza della sua gestione, quando in realtà sono il risultato diretto delle sanzioni imposte da Washington.

Coloro che minimizzano la gravità del blocco o lo considerano un pretesto con cui il governo cubano giustifica le sue carenze, diventano, involontariamente, complici di questa politica disumana.

La natura irrazionale del blocco si sfuma quando viene inteso come un mezzo per frustrare la volontà di un popolo che cerca di esercitare la propria sovranità. Questo atto non colpisce solo l’economia, ma ha anche conseguenze devastanti sulla salute, l’istruzione e il benessere generale dei cubani. Negli ultimi tempi, durante la pandemia di COVID-19, la crudeltà del lockdown è diventata ancora più evidente. Vietare l’accesso alle forniture mediche essenziali e ai mezzi di protezione è un atto che trascende l’aspetto economico; È un attacco diretto alla vita stessa.

La lotta del popolo cubano per l’accesso alle risorse di base diventa una battaglia quotidiana contro un nemico invisibile ma onnipresente: il blocco. Il rifiuto degli Stati Uniti di consentire l’ingresso di aiuti umanitari e forniture mediche da altri paesi è una chiara manifestazione del fatto che ciò che interessa meno a Washington sono i diritti umani e la dignità del popolo cubano.

“La maggioranza dei cubani sostiene Castro… l’unico modo prevedibile per ridurre il suo sostegno interno è attraverso il disincanto e l’insoddisfazione derivanti da disordini economici e difficoltà materiali… tutti i mezzi possibili devono essere utilizzati rapidamente per indebolire la vita economica di Cuba… una linea di azione che , essendo il più abile e discreto possibile, ottiene i maggiori progressi nel privare Cuba di denaro e provviste, nel ridurre le sue risorse finanziarie e salari reali, nel provocare la fame, la disperazione e il rovesciamento del governo”.

Il blocco uccide…

di Henry Omar Pérez Yera

Fonte: https://razonesdecuba.cu/

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