CUBA: NUOVI REGOLAMENTI PER I LAVORATORI AUTONOMI – di ANDREA PUCCIO

Il presidente cubano Miguel Diaz Canel
Il Presidente cubano Miguel Diaz Canel

La Gazzetta Ufficiale della Repubblica di Cuba ha pubblicato il 19 agosto dodici  nuove norme giuridiche che aggiornano i regolamenti sul funzionamento delle attività private sull’isola con l’obiettivo di raggiungere un “inserimento corretto nello sviluppo economico e sociale del paese. oltre a combattere la dilagante evasione fiscale. 

La notizia delle nuove regole per le attività private a Cuba è stata, come al solito, dai nostri mezzi di informazione presa come scusa per attaccare il governo dell’isola. Infatti Ansa, riportando la notizia,  titola sul sito internet “Cuba fa dietrofront sull’apertura all’attività privata”, come se regolamentare le attività degli attori non statali rappresenti un dietrofront nelle politiche di liberalizzazione di alcune attività commerciali.

Poi leggendo l’articolo si scopre che il dietrofront non rappresenta un restringimento delle attività private, ma la cessazione del regime di favore accordato alle nuove imprese private al fine di aumentare le entrate fiscali e, aggiungo io, combattere la dilagante evasione fiscale che da sempre questa categoria compie.

Il portale “14 y medio” della oppositrice Yoani Sánchez, citato sempre da Ansa, riferisce che tale disposizione, tra le altre cose, “rafforza il controllo fiscale sugli imprenditori”. Evidentemente per la vecchia paladina della dissidenza controrivoluzionaria cubana, fuggita in Spagna, combattere l’evasione fiscale costituisce un attacco alla libertà dei cubani di non rispettare le leggi fiscali dell’isola.

Secondo il Ministero delle Finanze e dei Prezzi le nuove disposizioni, tra cui il decreto legge 93 che modifica la legge 113 “Del sistema fiscale” e le risoluzioni 271, 272 e 273, del ministro delle finanze e dei prezzi, fanno parte delle proiezioni per correggere le distorsioni e rilanciare l’economia ed entreranno in vigore 30 giorni dopo la loro pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale.

Le nuove disposizioni di legge si sono rese necessarie dato il notevole aumento dei redditi dei soggetti che esercitano attività in proprio e, essendo gli ingressi tributari la maggiore entrata per le casse statali, alcuni regimi speciali non hanno più ragione di esistere.

“Gli adeguamenti mirano anche a consolidare l’applicazione delle tasse secondo i principi di generalità ed equità fiscale, così come a promuovere la raccolta delle entrate di bilancio in corrispondenza della capacità economica di ogni contribuente”. Questi adeguamenti fiscali lasciano senza effetto i decreti legge 354, del 23 febbraio 2018 e 49, del 6 agosto 2021, e gli articoli 60, 61, 62, 63, 64 e 65 e la terza disposizione speciale della suddetta legge 113 del 2012″, sottolinea il comunicato.

Il testo riferisce che attraverso le norme pubblicate il 19 agosto, viene ratificata l’eliminazione del regime semplificato di tassazione per il pagamento delle imposte. 

Dopo più di due anni dall’inizio del processo di creazione delle PMI, queste hanno dimostrato capacità contributiva ed è necessario aumentare le entrate del bilancio dello Stato, eliminando il beneficio che avevano i soci, esenti dal pagamento dell’imposta sul reddito personale per i dividendi che ottengono nel loro primo anno di attività. Inoltre viene eliminato il beneficio dell’esenzione dal pagamento delle imposte per i primi tre mesi dall’inizio dell’attività.

Il  lavoratore autonomo che guadagna annualmente un reddito superiore a cinquecentomila pesos deve tenere la contabilità delle sue operazioni, ai fini fiscali, sulla base delle norme cubane di informazione finanziaria. Chi non raggiunge tale soglia è obbligato a tenere il registro di controllo delle entrate e delle spese e la documentazione probatoria delle operazioni.

Quindi tali disposizioni tentano di regolamentare un mondo, quello delle attività private, che negli anni ha raggiunto un volume di affari notevole di cui lo stato aveva perso il controllo. Lotta all’evasione fiscale e redistribuzione della ricchezza sono le nuove direttive emanate dallo stato. E’ ovvio che la dissidenza cubana e i nostri servili mezzi di informazione usino queste nuove disposizioni per attaccare il governo comunista cubano. Dalle nostre parti combattere l’evasione fiscale e redistribuire la ricchezza è un tabù, sostenuto dalla destra e dalla finta sinistra.

Inoltre da L’Avana certificano un’altra volta che le attività private sono la principale fonte di evasione contributiva dell’isola. Da anni affermo che i “cuentapropistas”, i lavoratori per conto proprio, hanno il brutto vizio di non voler pagare le tasse. Per queste affermazioni mi è stata appiccicata, da parte di una importante associazione, della quale ero segretario di un circolo, che si dovrebbe occupare della solidarietà con Cuba, l’etichette di controrivoluzionario solamente perché avevo riportato nei miei libri che a Cuba, oltre a tanta brava gente che si spende per gli altri e resiste stoicamente al sessantennale blocco, ci sono, come in tutto il mondo, anche delinquenti ed evasori. 

I lavoratori per conto proprio cubani, assumendo le posizioni tipiche della destra liberale nostrana, sostengono in sintesi che lo stato non deve imporre tasse perché quello è il loro lavoro e dunque non si sentono in dovere di partecipare, con le loro tasse, al sostentamento dell’apparato statale. Apparato che, sempre secondo loro, è inefficiente, corrotto e inadeguato a risolvere i loro bisogni. Narrativa, questa, ripetuta in ogni momento su tutti i social da sapienti personaggi pagati da oltre oceano per far perdere ai cittadini fiducia nello stato, come la citata da Ansa Yoani Sánchez, eclissata nell’oblio dopo che una decina di anni fa era la stella polare della controrivoluzione all’estero.

In conclusione spero che lo stato cubano riesca a riprendere il controllo delle piccole e medie imprese facendogli pagare i giusti tributi. I rischi però non sono pochi: purtroppo la vendita della maggior parte dei generi alimentari e non solo è in mano a questo tipo di attività, quindi  non è escluso che possano metter in atto una forma di ritorsione nei confronti dello stato centrale. Potrebbero semplicemente decidere di limitare la vendita dei loro prodotti inducendo un aumento dei prezzi oltre a provocare la carenza di merci sull’isola. Un po’ come accadde alcune mesi fa quando è stato deciso dallo stato di mettere un tetto al prezzo dell’olio e, in un giorno, sparì dagli scaffali. La carenza è stata giustificata dai venditori con problemi di importazione, ma poi sul mercato nero si poteva trovare tutto l’olio di cui si aveva bisogno. ovviamente ad un prezzo doppio di quello imposto dallo stato.

Andrea Puccio – www.occhisulmondo.info

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