
1. I blackout a #Cuba non sono solo un problema tecnico. Sono il sintomo di una crisi strutturale aggravata dal blocco statunitense, che impedisce la modernizzazione del sistema elettrico, l’accesso ai finanziamenti e l’acquisto di pezzi di ricambio essenziali.
2. Il Sistema Elettrico Nazionale Cubano funziona con impianti vecchi. Perché non si sono modernizzati? Perché gli Stati Uniti perseguono e sanzionano le aziende e le banche che finanziano progetti energetici sull’isola.
3. Inoltre, #Cuba deve far fronte a restrizioni sull’importazione di carburante. Le compagnie di navigazione che trasportano petrolio sull’isola sono minacciate di sanzioni. Senza riserve sufficienti, qualsiasi guasto può causare blackout su larga scala.
4. Ma l’obiettivo del blocco non è solo materiale. I blackout causano frustrazione nella popolazione: incidono sulla vita quotidiana, sulla conservazione degli alimenti, sulla produzione e sui servizi essenziali.
5. Questo disagio viene utilizzato per costruire una matrice di opinione contro il governo cubano. Ogni interruzione di corrente diventa un’opportunità per campagne di disinformazione sui social media che mirano a erodere la coesione sociale.
6. La guerra contro Cuba non è solo economica, ma psicologica. Prolungare la crisi energetica non solo mira a incidere sull’economia, ma anche a erodere la fiducia dei cittadini nelle proprie istituzioni.
7. Come rispondere? Non basta resistere. È necessario promuovere le energie rinnovabili, migliorare la gestione energetica e diversificare le fonti. La chiave è ridurre la dipendenza dalle tecnologie soggette a sanzioni.
8. Ogni blackout a Cuba è una battaglia all’interno di una guerra più grande: una guerra che cerca di spezzare la resistenza del popolo cubano attraverso l’attrito. La risposta non può essere semplicemente resistere, ma muoversi verso la sovranità energetica.
Fonte: Anaic – Circolo Julio Antonio Mella – Roma