I vescovi italiani dicono no al piano Rearm Europe. Zuppi pienamente in sintonia con Papa Francesco: “non lasciare che prevalga la logica delle armi, per non consentire che prenda piede la narrazione dell’inevitabilità della guerra”

Matteo Zuppi
Il presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), Matteo Zuppi apre i lavori del Consiglio episcopale permanente, Roma 20 marzo 2023. ANSA/FABIO FRUSTACI

La richiesta che l’Europa “non sia un insieme di Istituzioni lontane” e “non rinunci mai a investire nel dialogo come metodo per risolvere i conflitti, per non lasciare che prevalga la logica delle armi, per non consentire che prenda piede la narrazione dell’inevitabilità della guerra”, è il cuore della prolusione pronunciata questo pomeriggio dal card. Matteo Maria Zuppi, presidente della Cei in apertura del Consiglio Episcopale Permanente che si celebra, ha rilevato, “in un momento internazionale delicato. Trepidiamo per la situazione in Medio Oriente e temiamo per la fragile tregua su Gaza. Bisogna che tutti rispettino gli accordi”, ha raccomandato l’arcivescovo di Bologna. “Seguiamo con trepida attenzione quanto avviene in Ucraina, sottoposta a bombardamenti e attacchi sistematici”, ha proseguito. “Il mondo si trova immerso nella tragedia della guerra” ma, ha confidato a nome dei suoi confratelli, “guardiamo con attenzione e speranza al possibile dialogo tra Ucraina e Russia, mentre auspichiamo che questo possa segnare una nuova stagione per tutti quei Paesi – tra cui Stati Uniti, Europa e Cina – che, a vario titolo, sono coinvolti nella ricerca della pace”.

E’ una posizione chiara e molto netta, in linea con Papa Francesco che condanna senza appello la produzione diffusione delle armi come una delle cause principali delle guerre in corso, quella assunta – pur con un linguaggio molto diplomatico e uno stile che non chiude a nessuna possibilità di dialogo – dal presidente dei vescovi italiani in merito alla decisione del Consiglio Europeo di varare un piano di riarmo da 800 miliardi di euro.

Da parte sua, infatti, il presidente della Cei ha rilanciato la proposta, già avanzata durante la Settimana sociale di Trieste, di “una Camaldoli europea”. “Ottant’anni fa, il 9 maggio 1945, finiva la Seconda Guerra mondiale sul suolo europeo”, ha ricordato: “Quella guerra è stata il frutto della follia nazionalista della Germania nazista e dell’Italia fascista. Oggi il male del nazionalismo veste nuovi panni, soffia in tante regioni, detta politiche, esalta parte dei popoli, indica nemici”. Il cardinale non ha citato esempi concreti, ma è sotto gli occhi di tutti che i media italiani, e occidentali in genere, stiano demonizzando non solo Putin ma addirittura l’intero popolo russo arrivando addirittura a criminalizzare (e calunniare) la generosa missione dei medici e infermieri che arrivarono dalla Russia per aiutare a disinfestare le RSA durante il Covid, salvando le vite di migliaia di anziani al prezzo alcune volte delle proprie. Per non parlare dell’ostracismo decretato da teatri e enti italiani ad artisti russi che nulla c’entrano ovviamente con l’invasione dell’Ucraina.

“Il nazionalismo è in contraddizione con il Vangelo”, ha ribadito Zuppi: “per questo i Padri fondatori dell’Europa presero l’iniziativa dell’unificazione europea”. “Dobbiamo investire nel cantiere dell’Europa, che non sia un insieme di Istituzioni lontane, ma sia figlia di una lunga storia comune, sia madre della speranza di un futuro umano, non rinunci mai a investire nel dialogo come metodo per risolvere i conflitti – la proposta della Chiesa italiana – per non lasciare che prevalga la logica delle armi, per non consentire che prenda piede la narrazione dell’inevitabilità della guerra, per aiutare i cristiani e i non-cristiani a mantenere vivo il desiderio di una convivenza pacifica, per offrire spazi di dialogo nella verità e nella carità”.

Altrettanto esplicitamente Zuppi ha incoraggiato la premier Giorgia Meloni a non seguire acriticamente Ursula von der Leyen e Macron nel loro impegno bellicistico. “Guardiamo con interesse – ha detto Zuppi – lo sforzo del Governo italiano nel suo intento di connettere la crescita di responsabilità europea al dialogo intra-occidentale per la ricerca di una pace giusta e duratura e l’indispensabile visione multilaterale nella soluzione dei conflitti”.

L’intervento di Zuppi ha preso le mosse da alcune considerazioni su Papa Francesco che certamente spiegano e giustificano l’adesione coerente alla linea del Papa contro le armi. “Il nostro primo pensiero va a Papa Francesco”, ha esordito il cardinale descrivendo “una vera e propria catena di preghiera che continua a livello locale e universale”. “L’affetto della Chiesa intera si è concretizzato infatti nella preghiera spontanea, che si leva dai credenti di tutto il mondo, e dal Rosario serale da Piazza San Pietro, che è diventato ormai un appuntamento popolare di fede e di attaccamento al Santo Padre”.

“Adesso è il mondo intero che si unisce nella preghiera per lui”, ha aggiunto Zuppi osservando che “in questa condizione di fragilità la sua figura diventa ancor di più motivo di comunione”. ”Nella partecipe trepidazione per la sua malattia, emerge la testimonianza di amore a Cristo che passa dall’esercizio del suo ministero nel confermare i fratelli nella fede e nel presiedere la Chiesa nella carità”.
“Anche noi oggi, quindi, vogliamo far arrivare al Papa l’attaccamento e la preghiera dell’intera Chiesa in Italia, perché senta forte la nostra vicinanza filiale insieme con la consolazione del Padre buono, che sempre si prende cura dei suoi figli, soprattutto nei momenti più difficili della vita”.

Tutto questo avviene durante il Giubileo che, ha sottolineato il presidente della Cei, “spinge a mettere al centro la memoria grata dei doni di Dio e il rispetto della persona umana e del creato, dei fratelli, soprattutto i più fragili”, ha osservato Zuppi, che tra le priorità di questo anno giubilare, sulla scorta del Papa, ha segnalato l’attenzione ai detenuti: di qui il rinnovo della richiesta di “iniziative che restituiscano speranza, come forme di amnistia o di condono della pena, volte ad aiutare le persone a recuperare fiducia in sé stesse e nella società, ma anche percorsi di reinserimento nella comunità a cui corrisponda un reale impegno nell’osservanza delle leggi”.

I cattolici italiani resteranno dunque coerenti alla linea di Papa Francesco a favore della pace la cui costruzione richiede un grande impegno , culturale e morale, “in un mondo che cerca facili e rapide soluzioni e che tende a delegare ad un singolo le scelte che ricadono su tutti, in un mondo che ha come registro l’ignorante e rozza polarizzazione, l’esibizione della forza come metodo per risolvere i problemi, la tentazione di scalare le classifiche per salvarsi quando sappiamo che questo avviene solo tutti insieme, il Cammino sinodale sta raccontando una possibilità diversa: quella di leggere e capire la realtà e di decidere insieme, nelle varie ma complementari responsabilità, ciò che è meglio per il futuro di tutti e che è chiesto a tutti”. Proprio questa, per Zuppi, è la sintesi del Cammino sinodale, la cui seconda assemblea è in programma dal 31 marzo al 3 aprile a Roma e durante il quale si discuteranno le Proposizioni da cui scaturirà il Documento finale, che sarà presentato all’assemblea generale in programma dal 26 al 29 maggio. “Siamo chiamati ad una responsabilità storica, che consiste nell’accogliere quanto è emerso in questi anni e nel concretizzarlo in scelte pastorali incisive”, ha poi concluso Zuppi a proposito delle due parole chiave che hanno scandito il Cammino sinodale: comunione e missione.

Sante Cavalleri

Fonte: https://www.farodiroma.it/

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