
In questo drammatico momento storico, nei campus di tutto il mondo studentesse e studenti manifestano: per il popolo palestinese, per la pace, contro il disastro climatico. In Italia, queste sacrosante proteste vengono represse con durezza dalle forze dell’ordine, mentre una campagna politica e mediatica presenta l’università come un pericoloso asilo di estremisti. Contemporaneamente, il governo guidato dall’estrema destra definanzia il sistema universitario, e prepara riforme liberticide. Non accade solo in Italia: dagli Stati Uniti di Trump all’Ungheria di Orbán, l’obiettivo è colpire l’autonomia delle università per stroncare dissenso e pensiero critico. Bisogna dunque respingere qualunque forma di irreggimentazione poliziesca, o di controllo politico.
Perché le università sono sotto l’attacco della destra globale
L’anticipazione. Ecco un estratto di “Libera Università
Ciò che distingue l’università da ogni altra scuola e da ogni altro istituto scientifico è che in essa non c’è didattica senza ricerca, e non c’è ricerca senza didattica. È in questo nesso profondo che risiede ciò che potremmo chiamare il carattere distintivo della comunità universitaria come ‘comunità del non consenso’: i professori sono, per natura, critici, dissenzienti, incapaci di stare contenti al quia imposto dal potere. Vengono pagati per questo: per interrogarsi continuamente su come sappiamo ciò che crediamo di sapere, verificare come stanno davvero le cose, farsene un’idea personale, comunicarla alla comunità scientifica e quindi condividerla a lezione. E questo è vero sia che studino tavole dipinte medioevali, sia che studino nanoparticelle. Da qui la vitale necessità di un’unica garanzia: quella (nelle parole di Luigi Einaudi) di “una assoluta libertà, anche la libertà, nel campo del pensiero, della ribellione a tutti i principi universalmente accolti e a tutte le istituzioni esistenti”.
Difendere l’università non significa difendere una corporazione, né un paradiso: ma una comunità plurale e imperfetta, con moltissime cose da cambiare. Significa difendere l’idea che solo l’università può cambiare l’università, e che ogni intromissione del potere esecutivo ne distrugge la libertà, e dunque la stessa ragion d’essere. Una università che deve rimanere non controllabile: per poter continuare a rappresentare un limite, e appunto un salutare pericolo, per ogni potere che abbia la tentazione di calpestare l’equilibrio della democrazia, diventando totale: anzi, totalitario.
di Tomaso Montanari
